Nel corso del 2009 la domanda internazionale si è via via prosciugata come un pozzo nel deserto. Se alla recessione, una vera e propria idrovora succhia-ricchezza, si unisce anche lipertrofia delleuro, rimasto per mesi stabilmente sopra il dollaro e mezzo, la sofferenza per il made in Italy è pressoché inevitabile. Non cè capacità competitiva o eccellenza di prodotto che tenga, se il portafoglio ordini si svuota. Con la sola eccezione degli articoli farmaceutici, tutta la filiera tricolore ha infatti sofferto. E non poco. Il bilancio dellanno scorso alla voce esportazioni è così da codice rosso: -20,7%. È il dato peggiore dal 1970, periodo che precedette il futuro choc petrolifero e la conseguente caduta delleconomia globale associata a una super-inflazione.
Anni di austerity e di tirar di cinghia che nella contrazione non solo delle esportazioni, ma anche dellimport, ricordano quanto accaduto nel 2009. Le importazioni sono crollate del 22%, una scivolata come mai si era vista da quando lIstat effettua queste rilevazioni. Una gelata complessiva, insomma, con un effetto benefico sul deficit commerciale italiano, sceso dagli 11,5 miliardi di euro del 2008 a quota 4,1 miliardi (-36%). Nonostante la gravissima caduta del commercio mondiale, il surplus con lestero dellindustria manifatturiera italiana è stato nel 2009 di 47,8 miliardi di euro, il terzo miglior risultato di tutti i tempi.
Ancor più positivo è stato però il risveglio delle nostre esportazioni nella parte finale dello scorso anno, in concomitanza con la ripresa di Germania, Francia e Stati Uniti. «Lultimo trimestre del 2009 - sottolinea Adolfo Urso, vice-ministro per lo Sviluppo economico con delega al commercio estero - ha riportato il segno positivo verso i mercati extra Ue e a dicembre 2009 si è registrato un significativo incremento del nostro export anche verso i Paesi dellUnione: +1,4%. È il primo segnale di ripresa dopo 14 mesi consecutivi caratterizzati da diminuzioni tendenziali. La crisi dellexport - aggiunge Urso - dovrebbe aver toccato il fondo e contiamo di consolidare una ripresa delle esportazioni che stimiamo per il 2010 in +4%».
Indicazioni di cauto ottimismo vengono anche da Assocamerestero. «Se consideriamo il grado di apertura del mercato, dato dal rapporto export/Pil - afferma il segretario generale, Gaetano Fausto Esposito, - lItalia, con il 19%, risulta seconda solo alla Germania con il 34%.
Dopo un 2009 orribile lexport italiano è pronto a ripartire
GELATA Male anche le importazioni (-22%), ma si attenua il deficit della bilancia commerciale
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