Il mondo è a un bivio: o imbocca questanno il sentiero di una crescita sostenibile, oppure finisce dritto sul binario morto della Grande Depressione. Nel giorno in cui lEurogruppo cerca a Bruxelles di risolvere il puzzle della crisi, il numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, lancia lallarme. «Ci troviamo davanti a un tornante decisivo: non si tratta di salvare un Paese o una regione. Si tratta di evitare un episodio degno degli anni 30 quando linazione, linsularità e lintransigenza ideologica si combinarono provocando il crollo della domanda a livello mondiale». Evocare lincubo economico per antonomasia proprio da Berlino, dove ieri la Lagarde è intervenuta, alla vigilia delle nuove stime con cui Washington taglia le previsioni di crescita (-2,2 il Pil italiano nel 2012), non è sembrato casuale. Lo si capisce dalle misure considerate irrinunciabili dal direttore dellFmi per evitare la catastrofe globale. Non solo una maggiore dotazione finanziaria del Fondo (da giorni viene sollecitato un innalzamento di 500 miliardi di dollari), ma anche il varo degli Eurobond (che renderebbero più solido il Patto di bilancio Ue) e un potenziamento dellEsm, il fondo salva-Stati che sostituirà lattuale Efsf.
Un assist, quello della Lagarde, a Mario Monti (presente ieri nella capitale belga insieme con il viceministro dellEconomia, Vittorio Grilli), che la scorsa settimana, durante il colloquio avuto con la Cancelliera tedesca Angela Merkel, aveva chiesto un raddoppio (a 1.000 miliardi) del firewall anti-crisi. Ma ancor prima dellinizio del vertice dellEurogruppo, Frau Angela ha subito risposto picche alla Lagarde, spalleggiata da Austria e Lussemburgo. «La priorità - ha spiegato la Merkel - è ora quella di rendere lEsm operativo, di concludere i negoziati e di capire quanti capitali dovremo assegnargli, non di ampliarlo».
Insomma: lennesimo nein, ancor meno comprensibile visto che nellanalisi dellFmi lirrobustimento del paracadute europeo aiuterebbe i costi di finanziamento di Italia e Spagna, la cui crisi di solvibilità, ammonisce la Lagarde, avrebbe «conseguenze disastrose per la stabilità del sistema». Piegare le resistenze di Berlino non sarà però unimpresa facile. Con il Fiscal compact la Germania ha ottenuto molto, più di quanto ha dato o è disposta a dare. Lalternativa a un Esm con più vitamine sarebbe quella di affidare alla Bce il ruolo di prestatore di ultima istanza, ma anche da questorecchio i tedeschi non ci sentono da tempo.
Il raffreddamento degli spread (quello tra Btp e bund è crollato ieri fino a quota 404) e il contestuale calo dei rendimenti sui decennali attorno al 6% potrebbero far credere che quanto fatto finora a livello nazionale (le manovre di aggiustamento dei conti e le riforme strutturali pro crescita) ed europeo (dal Patto di bilancio alle aste a rubinetto della Bce) possa essere sufficiente per ristabilire la normalità sui mercati. Ma se ieri le Borse sono salite (+1,57% Milano) è soprattutto grazie allottimismo legato a una risoluzione a breve dellaccordo di ristrutturazione del debito greco. Intesa che si continua a dare sempre per vicina («Spero che i negoziati si concludano in settimana», ha detto il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn), ma che ancora non è stata messa nero su bianco. Resta in effetti da sciogliere il nodo degli interessi che Atene verserebbe sulle obbligazioni emesse in cambio dei titoli in scadenza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.