La strage sulla spiaggia di Sidney, per la festa ebraica delle luci, era annunciata e può capitare anche da noi, in Europa o in Italia. Le marce pro Pal nelle strade australiane, gli incessanti attacchi antiebraici, la normalizzazione del discorso antisemita e le accuse di genocidio contro Israele hanno creato le condizioni per l'attentato.
Il riconoscimento dell'Australia dello stato palestinese non è servito a evitare il peggio. L'Asio, l'agenzia di intelligence, conferma che uno dei terroristi era già segnalato nelle liste di sorveglianza. Uno dei cecchini è stato identificato come Naveed Akram, probabili origini pachistane con una patente australiana dal 2000. I sospetti si concentrano sul gruppo del terrore pachistano Lashkar-e-Taiba, legato ad Al Qaida, Hamas ed Hezbollah. E pure sull'Iran degli ayatollah già chiamato in causa per avere infiltrato armi nel paese e creato "cellule di incitamento" alla violenza sui social per alimentare possibili attacchi. Al di là dei nomi dei responsabili la matrice è sicuramente jihadista, il movente la tragedia di Gaza e l'obiettivo colpire gli ebrei. L'ondata di manifestazioni pro Pal, ben poco pacifiche, hanno alimentato odio e contrapposizione, fornendo ai terroristi l'alibi per tirare il grilletto. E forse c'è di peggio: poche ore prima gli israeliani hanno ucciso a Gaza, Raed Saad, il numero due delle brigate Ezzedine al Qassam, la costola armata di Hamas. L'operazione fa parte del tentativo di arrivare alla seconda fase del disarmo di Hamas previsto dal piano di pace americano.
Saad era nettamente contrario rispetto al comandante dell'ala militare di Hamas sul terreno, Izzedine al Haddad, disponibile a congelare gli arsenali. L'eliminazione mirata può avere attivato la cellula dall'altra parte del mondo.
La discussa rapporteur dell'Onu, Francesca Albanese, che pontifica di continuo, si spera trovi il tempo per condannare, senza se e senza ma, la strage avendo toccato con mano l'accesa mobilitazione pro Pal in Australia. Nel novembre 2023 aveva ringraziato l'Associazione australiana degli amici della Palestina per "aver organizzatola sua visita così impegnativa". In seguito la stessa Afopa ha elogiato il capo di Hamas e responsabile del 7 ottobre, Yahya Sinwar, dopo la sua uccisione a Gaza. Proprio la zona grigia di mancata condanna netta di Hamas alimenta l'humus da dove scaturiscono attentati come a Sidney.
Una strage annunciata, che potrebbe ripetersi - come abbiamo detto all'inizio - a casa nostra, in Europa e in Italia. Non è un caso che la polizia tedesca abbia sventato, nelle stesse ore, l'incursione con un veicolo-ariete in un mercatino natalizio della Baviera arrestando cinque sospetti. Hamas ha infiltrato operativi e nascosto arsenali in mezza Europa anche prima del 7 ottobre. Almeno una dozzina sono gli attentati già sventati nel vecchio continente durante la guerra a Gaza. E l'ordine di agire alle cellule dormienti potrebbe dipendere dall'esito delle fasi del piano di pace sul terreno.
In Italia il livello di allarme è già stato innalzato dall'ultimo 7 ottobre e bastava notare quante volte in un giorno la polizia attivava la bonifica anti esplosivi ad Atreju, le misure di sicurezza per il presidente palestinese Abu Mazen, ospite della festa di Fratelli d'Italia e ieri per l'intervento conclusivo di Giorgia Meloni. E ieri è partita una circolare dalla Polizia in vista delle elezioni della Comunità ebraica. "Mantenere la massima attenzione sui possibili obiettivi ebraici in Italia". Il vero problema sono le continue manifestazioni pro Pal, quasi mai pacifiche, che incitano all'odio e aizzano contro polizia e governo.
L'ultimo cavallo di battaglia è la liberazione
dell'imam Shahin, non proprio uno stinco di santo. Parte della sinistra cade nella trappola pro Pal favorendo il clima che in Australia ha portato ad una strage. Speriamo di non dover piangere sul sangue versato anche da noi.