da Milano
Ronaldinho come Diego Armando Maradona. Ieri sera come quel magico 5 luglio 1984 quando il Pibe de oro piombò al San Paolo per annichilire 70.000 tifosi impazziti di gioia. Stessa provenienza, Barcellona; argentino luno, brasiliano laltro; ad accomunarli la fantasia, lestro, la classe infinita. Dinho come Diego, insomma e la Scala del calcio che per lui si apre come mai aveva fatto nel passato per un giocatore di Milan o Inter. Una novità, una primizia assoluta nellera berlusconiana, un onore non toccato agli altri grandi rossoneri. Erano in 25mila ad aspettarlo, tutti pazzi per Ronaldinho, gli stessi che hanno intasato le linee per gli abbonamenti mandando in tilt i computer. Un amore a prima vista, forse la liberazione di un incubo per il maledetto grande acquisto che sembrava non dovesse più arrivare.
Invece Ronnie cè e a tributargli il primo trionfo, tale da lasciarlo letteralmente a bocca aperta, è il Meazza che, malgrado il luglio e la calura estiva, è sembrato ribollire come se fosse completamente pieno. Prima la conferenza stampa e alle 21,45, in divisa con maglia senza numero, lingresso trionfale di Ronaldinho, su una passerella rossa dopo aver attraversato uno striscione steso sul terreno di 90 metri («Spettacolo rossonero»). Con intorno quattro cerchi di bambini con la maglia del Milan e allinterno quattro artisti del pallone che avevano deliziato il pubblico con numeri da foca. E poi è stata unapoteosi, Ronnie che fa il giro del campo, saluta tutti i bimbi; la curva sud, quella degli ultrà che, oltre a uno striscione di benvenuto, gli riserva ovazioni stile derby e il Dinho che si ritrova con gli occhi lucidi per lemozione e per unaccoglienza che mai e poi mai si sarebbe aspettata così calda. «Sapevamo che il Milan è una grande società, la prima al mondo, ma essere accolti così è da brivido», il commento del fratello-procuratore Roberto de Assis che di serate spettacolo col Dinho ne ha vissute tante, ma questa proprio non se laspettava.
E il neoacquisto del Milan non se lo fa dire due volte: sulla pedana in mezzo al campo si mette a palleggiare e a fare numeri tecnici dalta qualità insieme a un paio di giocolieri della pelota. Insomma il divertimento è tanto; fosse per i tifosi la festa non finirebbe mai e un brivido corre per la schiena a tutti quando Ronnie prende il microfono e saluta il pubblico con un «Buonasera a tutti», in italiano e un breve discorso in portoghese per promettere tante vittorie.
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