Parigi - Nicolas Sarkozy è pronto. Un diesel. Partenza, via fino al 22 aprile, la data del primo turno elettorale. Stasera ufficializzerà la sua candidatura alla presidenza della Repubblica francese in un discorso tv di cui circolano volutamente le prime bozze. Più che il contenuto, sarà la forma a fare la sostanza della nuova discesa in campo. Presidente lo è già, ora dovrà trasformarsi in candidato «a tempo pieno».
Due giorni fa, nella consueta colazione con lo stato maggiore dell’Ump, al partito ha detto: «Si farà campagna da lunedì a domenica». Un ordine, non una comunicazione di servizio. Sondaggi alla mano, è dietro. Quasi cinque punti almeno lo separano dal suo principale avversario, il socialista François Hollande (al 30 per cento). Ma l’attesa, la suspense che il quotidiano Le Parisien ha definito «falso-vera», è servita a creare un vuoto mediatico che Sarkò intende riempire con i contenuti: lavoro, immigrazione e un nuovo libro che ripercorre le cose fatte nel quinquennio e quelle da fare. Senza lasciare spazio ad altri.
Ad esempio a Marine Le Pen, a cui ha già rosicchiato un punto percentuale. La leader del Front national è al 17,5%, ma con l’incognita sulle firme necessarie a candidarsi al primo turno. Sarkozy fa la parte del moderato: la sua squadra ha un altro volto, destrorso. Il ministro dell’Interno, Claude Guéant, che ha detto: «Non tutte le culture sono uguali».
La strategia poggia su alcuni capisaldi e vari step. Anzitutto, recuperare credibilità agli occhi dei francesi dopo le polemiche degli ultimi mesi: il volo di Stato per il figlio dj, pagato per metà dai contribuenti. Le spese folli per il «suo» Eliseo.
«Concittadini», così ha ripreso a rivolgersi nelle ultime apparizioni pubbliche (anche quelle, non senza gaffes: settimana scorsa è stato accusato di aver ingaggiato dei figuranti per il suo passaggio in un cantiere edile). Quasi tutte senza Carlà, come gli avevano suggerito alcuni consiglieri. La première dame è entrata in campagna elettorale in altro modo. In versione operaia, posando per un’opera d’arte e scuotendo di nuovo l’opinione pubblica: in una cittadina alle porte di Parigi, guidata da un sindaco Ump, sarà installata una statua con le sue sembianze per «rendere omaggio» a tutte le lavoratrici.
Nell’ultimo mese, l’impegno dell’Eliseo è stato di sondare gli umori del potenziale elettorato: il ceto medio (che stando alle rilevazioni apprezza più il programma economico di Hollande, che non il proposito di rinsaldare l’asse franco-tedesco espresso da Sarkò insieme con Angela Merkel). Centellinando la propaganda, finora si è concentrato più sull’impegno che il governo sta mettendo in campo per uscire dalla crisi che non sul confronto politico. Mai una parola sul suo diretto avversario, al massimo qualche battuta. Le stilettate al programma di Hollande in queste settimane le ha affidate al partito, che stavolta si presenta più unito. Lo sostengono gli chiracchiani come Alain Juppé, ministro degli Esteri ridotto a fare il suo portavoce in tv nel primo confronto con Hollande. Perfino gli avversari interni di una vita, oggi parlano di lui come l’uomo vincente di cui ha bisogno la Francia nei cinque anni a venire.
Ora è giunto il momento di sfruttare i media: sabato scorso, la sua intervista al magazine di Le Figaro era già una discesa in campo. Le rilevazioni non ufficiali, mostrate alla colazione di lavoro del martedì, hanno aggiunto ottimismo. Se basta un’intervista per guadagnare uno zerovirgola, vuol dire che «quest’elezione sarà vinta attraverso il popolo: il soggetto su cui basare una campagna non è più la destra o la sinistra», ha spiegato a porte chiuse.
Sarko è un politico che ha bisogno di guardare in faccia i francesi, il suo elettorato. Eccolo allora tornare in tv, questa sera alle 20 su Tf1, a spiegare la sua candidatura. In versione soft, dicono al Giornale fonti dell’Eliseo. Per tracciare le differenze con gli avversari, per ammettere problemi irrisolti, c’è tempo. La strategia prevede di esporre il programma elettorale (che non c’è ancora) a giorni alterni. Piccole issues.
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