Caro Direttore, la spesa della pubblica amministrazione dal 2008 al 2001 è cresciuta di 21 miliardi (dati Banca d'Italia) nonostante i tagli lineari.
Esclusi investimenti, interessi, pensioni e prestazioni sociali, è aumentata di 9 miliardi. Una cifra enorme, pari a quanto servirebbe per l'abolizione dell'Imu sulla prima casa e l'innalzamento dell'Iva.
È evidente che i tagli indiscriminati non bastano, se non sono accompagnati da processi di riorganizzazione, come la riduzione o l'accorpamento di uffici. Lo sanno bene le oltre 400 imprese che aderiscono alla nostra Associazione e aiutano aziende e PA a migliorare i processi e ottimizzare le risorse.
Ciò nondimeno l'Italia ha il paradosso di un'elevata spesa pubblica in consulenza e un mercato sottodimensionato, caratterizzato da una miriade di micro incarichi a persone fisiche, con un livello di trasparenza tra i più bassi in Europa. Inoltre imperversa il fenomeno in-house, per il quale la PA compra consulenza da se stessa.
Così la consulenza, complice anche la scarsa attenzione dei media, è spesso percepita come costo e non investimento.
È necessario un confronto tra le istituzioni e il nostro settore: se si interviene sui
processi, esistono grandissimi margini per tagliare la spesa pubblica senza cancellare i servizi.Ezio Lattanzio
Presidente Confindustria Assoconsult
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