Il Leoncavallo, dunque, il Leonka della protesta spesso tumultuante, continua a resistere alle timide pretese della legge come se godesse di una singolare extraterritorialità. La quattordicesima intimazione di sfratto è stata notificata e archiviata, ma i sub-comandanti del centro sociale restano nella loro cittadella, esempio per tanti abusivi che occupano aree e case dismesse, o soltanto rimaste inabitate per qualche giorno. Si preparano, anzi, ad essere sinistramente attivi per il 25 aprile. La legge è legge, ma non per tutti. Gli stessi capataz del Leonka trattano con le autorità municipali e pongono condizioni, avanzano proposte, proprio come se rappresentassero una sovranità esterna.
Il fatto è che questa situazione va avanti da anni, tanti milanesi sono invecchiati insieme con il caso del centro sociale, senza riuscire a capire, peraltro, le ragioni di unoccupazione abusiva così lunga. Nessuno pretende assedi e operazioni militari di sgombero e rastrellamento, la legge è spesso pigra, ma anche la sua pazienza dovrebbe avere un limite. È singolare, poi, che i capi del Leoncavallo tirino in ballo lExpo per contestare chi vorrebbe applicare le norme sulle occupazioni illegali. E arrivino a suggerire di compensare indirettamente i proprietari dellarea occupata coinvolgendoli nei lavori per lesposizione del 2015. Speriamo che per quella data il caso sia risolto. A meno che qualcuno non voglia inserire il Leonka immortale fra le visite guidate.
Quasi un parco della memoria per anni ed esperienze che, invece, vorremmo dimenticare.
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