Abete: «La coppa Italia? Vedremo» Come previsto ora la finale fa paura

Il presidente non esclude divieti per Roma-Inter: «Decide l’Osservatorio». E gli ultrà risarciscono l’asilo

Scontri, devastazioni, aggressioni. La domenica dello scudetto è diventata la domenica del ritorno alla violenza. In barba ai divieti imposti dal prefetto di Parma (decisione parsa subito rischiosa che però Scarpis ha difeso anche ieri) in città è successo di tutto. Come a Catania, l’altro campo «caldo».
La guerriglia di fronte al «Tardini», dove sono entrati molti interisti con regolare biglietto, ha richiamato la tragica serata di 15 mesi fa legata alla morte di Raciti. Tre agenti feriti, uno in maniera grave («sono stato colpito da una bottiglia di vetro», ha raccontato ieri), due tifosi del Parma aggrediti, giornalisti picchiati. A fine partita anche un asilo devastato, ma gli ultrà interisti hanno promesso che risarciranno i danni e un rappresentante del Direttivo della curva Nord visiterà la struttura per porgere le scuse. Nella serata di festa al Meazza, poi, una porta spaccata e grosse zolle prelevate dal prato. Il consorzio San Siro ha chiesto i danni all’Inter, che sborserà circa 300mila euro.
A Catania un altro scenario inquietante, con giornalisti aggrediti e un clima intimidatorio intorno alla Roma: pullman danneggiato, le invettive di alcuni steward contro Spalletti e di un calciatore di casa contro gli avversari, le intemperanze dei sostenitori etnei (tra cui l’ingresso in campo di persone non autorizzate) per le quali il club siciliano pagherà 15mila euro di multa. Il procuratore federale Palazzi ha aperto un fascicolo e nei suoi accertamenti si avvarrà anche della testimonianza delle forze dell’ordine. Insomma una domenica di ordinaria follia.
«Si sono verificati episodi gravi e inaccettabili che vanno contrastati - dice il presidente Figc Abete -. Qualcuno pagherà una volta appurate le responsabilità. Purtroppo non sono state rimosse criticità strutturali del nostro calcio come la violenza e la scarsa partecipazione dei tifosi». E ora il pensiero va alla finale di Coppa Italia di sabato tra Roma e Inter. «Penso che la partita possa essere disputata in condizioni regolari, anche perché si giocherà alla presenza del Capo dello Stato», dice ancora Abete. Ma c’è già l’ipotesi di un divieto per i tifosi dell’Inter dopo i fatti di Parma. «Rispetteremo qualsiasi decisione presa dall’Osservatorio per la tutela e la garanzia di cittadini e tifosi», la chiosa del presidente Figc.
Oggi dovrebbe tenersi una prima riunione in telelavoro tra le varie componenti, ma non è detto che arrivi l’indicazione definitiva. E stamani si riunirà anche il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che attende comunque input dal Viminale. Molti biglietti però sono stati già venduti: i 31.500 riservati ai romanisti, almeno diecimila di quelli disponibili per gli interisti. «Non vediamo l’ora di vedere cosa vi inventerete», annuncia un comunicato dei supporter nerazzurri. Con un accenno polemico al sindaco di Roma Alemanno: «Vedremo come sosterrai la par condicio a casa tua». «Dobbiamo stare con gli occhi aperti perché i grandi eventi sono aperti ai provocatori, ai violenti di professione», la replica del primo cittadino. «Comportatevi bene, non roviniamo questa festa», l’appello del presidente della Lega Matarrese. «È opportuna una valutazione da parte dell’Osservatorio che dovrà spiegare quanto accaduto - dice invece il ds della Roma Pradè -. I provvedimenti non mi sono sembrati similari, solo il settore ospiti di Catania è stato occupato dai tifosi di casa».


Per quanto riguarda la polemica di De Rossi sul campionato falsato, Pradè dice: «Daniele è l’espressione della nostra romanità, ha detto quello che pensava e lo ha fatto in maniera garbata. Credo che sia stato un periodo in cui l’Inter ha raccolto di più di quello che aveva meritato».

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