Abi, Mussari sonda Guzzetti Si scalda la corsa al vertice

È scontro aperto per decidere il nuovo presidente dell’Abi. Ieri pomeriggio Giuseppe Mussari, dimostrando un marcato attivismo, ha fatto visita a Giuseppe Guzzetti nei palazzi della Fondazione Cariplo, influente socio di Intesa. Guzzetti, che siede anche alla presidenza dell’Acri, è il grande tessitore degli interessi delle ex casse di risparmio. Le stesse che dovrebbero risultare determinanti per decidere chi salirà al vertice dell’Associazione bancaria italiana.
La scelta spetta al comitato esecutivo, dove siedono 30 persone (oltre a Tancredi Bianchi, che però non vota) ed è necessario un quorum del 75%. In gara ci sono lo stesso Mussari, voluto da Unicredit come candidato delle grandi banche, e l’uscente Corrado Faissola, che invece è l’alfiere delle popolari.
A poche ore dall’avvio delle consultazioni dei saggi previsto per domani, la battaglia non potrebbe però essere più feroce. Al punto da insufflare in Piazza Affari, tramite il sito Dagospia, le voci di una possibile integrazione Intesa-Mps. L’operazione - difficilissima sia sotto il profilo Antitrust, sia sotto quello politico, per l’importanza che Mps e la sua fondazione rivestono a Siena - è stata subito giudicata «irricevibile» dall’ad di Intesa Corrado Passera. Ma la voce appare anche un modo per indebolire la candidatura di Mussari, sottolineandone una presunta dipendenza da Intesa.
Senza contare che la situazione a Palazzo Altieri ricorda sempre più «il gioco del silenzio» cui ricorrevano le maestre per controllare le classi molto indisciplinate. «C’è una situazione paradossale», rimarca al Giornale un banchiere dell’universo che ruota attorno alle ex casse di risparmio, agli istituti privati e a quelli esteri. «Quando i saggi mi telefoneranno non saprò chi indicare in un’ottica di alleanza interna all’Acri». Quella dell’Abi è infatti una battaglia a squadre dove, per tradizione, le casse supervisionate da Guzzetti e da Antonio Patuelli (vice presidente Acri e capo del Comitato società bancarie interno all’associazione), muovono compatte con le banche «private» e quelle estere per 9 voti complessivi. Un blocco pesante nel comitato esecutivo Abi, dove le popolari coagulano 8 voti e le Banche di credito cooperativo 3 contro i 10 teorici delle grandi banche, Intesa e Bnl comprese.
A dispetto dei numeri la partita resta però aperta. Nel calendario il nuovo corso di Palazzo Altieri si intreccia infatti con il rinnovo dei vertici di Generali, da sempre lo snodo più delicato della grande finanza italiana. Soprattutto se il Leone sarà affidato a Cesare Geronzi, rendendo a quel punto necessario individuare un successore anche a Mediobanca. Da qui la «carta politica» che può giocare Unicredit: Piazza Cordusio è il primo socio di Mediobanca che, a sua volta, è l’azionista di riferimento di Trieste, con cui però anche Intesa ha forti legami. Molto dipende quindi da come si orienterà l’asse Giovanni Bazoli-Giuseppe Guzzetti. Per ora entrambi prendono tempo: «Io sono il presidente delle fondazioni», si è schermito ieri il numero uno della Cariplo, dopo che venerdì il presidente di Intesa Bazoli aveva detto di rimettersi all’«amico» Enrico Salza, che rappresenta Ca’ de Sass nella compagine dei «saggi» dell’Abi.

Impossibile però dimenticare i saldi legami di Bazoli con Faissola, con cui siede fianco a fianco ai vertici di Ubi Banca nella «sua» Brescia. A meno che, alla fine, per Palazzo Altieri non spunti una terza soluzione, come il numero uno di Bnl, Luigi Abete.

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