Abn Amro, rilancio «cinese» di Barclays

da Milano

Barclays rilancia nella contesa per il controllo di Abn Amro. Continua a proporre meno del consorzio guidato dalla Royal Bank of Scotland. Ma, dopo che ha stretto un’alleanza strategica con due grandi istituzioni finanziarie di Cina e Singapore, la sua offerta si ammanta del fascino dei nuovi equilibri economici mondiali, delineando per la banca sottoposta a take over la prospettiva di nuovi lauti affari in Oriente.
A sorpresa, dunque, ieri la geopolitica ha fatto la sua comparsa nella scalata all’istituto di credito olandese. Gli inglesi di Barclays, che avevano messo sul piatto 64,7 miliardi di euro tutti carta contro carta, hanno fissato il loro giusto prezzo a 67,5 miliardi, il 37% in contanti. L’introduzione di una componente cash è stata possibile grazie all’alleanza con la China Development Bank, il braccio finanziario del capitalismo di Stato di Pechino che ha rilevato il 3,1% della banca inglese per 2,2 miliardi di euro e che, qualora l’assalto a Abn Amro avesse esito positivo, vi investirà altri 7,6 miliardi salendo all’8 per cento del capitale. In Barclays è entrata pure con il 2,1% la Temasek, la holding di partecipazioni del governo di Singapore che ha investito 1,4 miliardi di euro; in caso di successo dell’operazione olandese, aggiungerà altri 2,2 miliardi.
L’offerta di Royal Bank of Scotland, Fortis e Santander resta più vantaggiosa: 71,1 miliardi di euro, il 93% in liquidità. «Finanziariamente superiore e più certa», l’ha definita ieri la banca scozzese. Però Rijkman Groenink, in una lettera ai dipendenti, non si è limitato a sottolineare come tutte e due le ipotesi abbiano «i loro meriti», assicurando che saranno esaminate in modo «corretto e trasparente». Il numero uno di Abn Amro non ha potuto nascondere che «la proposta strategica di collaborazione con China Development e con Temasek potrebbe rafforzare le opportunità di crescita del gruppo nell’attraente mercato asiatico».

E Pechino, con una scelta di tempo che appare maliziosamente non casuale, ha fatto sapere proprio ieri di avere dato l’ok all’ingresso diretto di Barclays nella New China Trust & Investment, società di gestione patrimoniale attraverso cui gli inglesi potranno offrire servizi ai nuovi ricchi cinesi. Un mercato in enorme espansione, il cui accesso è per ora vietato a altri big player occidentali, come Morgan Stanley e Ubs, ancora in trattative con il governo.

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