Abolire le prefetture? Dal Pd proposta folle

Abolire le prefetture? Dal Pd proposta folle

«Le prefetture sono inutili! Aboliamole! E conferiamo al questore il ruolo di rappresentanza del governo». Queste le affermazioni dell’on. Enrico Letta, vicesegretario del Pd.
Uno spot pubblicitario o una furbesca strizzatina d’occhio! Nulla, infatti, viene detto, oltre che sul se e a chi conferire le competenze prefettizie, su come costruire l’agognato nuovo sistema istituzionale e sulla fine che dovrebbero fare gli attuali prefetti, viceprefetti e viceprefetti aggiunti (circa 1.500 servitori dello Stato... ).
L’on. Letta sposa nel 2010 la tesi propugnata da Einaudi nel 1944 - bella prova di modernità - anche se quest’ultimo estendeva il suo ragionamento a tutte le articolazioni provinciali dello Stato e fondava il suo assunto sulla necessità di superare in toto il sistema napoleonico centralizzato. Tesi, questa, ampiamente superata nell’ultimo sessantennio. Basti ricordare, al riguardo, le parole del presidente Cossiga (che, nel 1985, disse: «Rappresentare all’autorità politica, con schiettezza, la realtà del Paese è il compito che i prefetti si debbono assumere. Nell’azione di rilancio della pubblica amministrazione... sono quanto mai necessari la loro professionalità, la loro esperienza, la loro responsabilità, il loro impegno, il loro forte spirito di servizio»), o quelle del presidente Napolitano, che nell’ottobre 2009 ricordò come i prefetti rappresentino «una grande risorsa al servizio dello Stato, delle collettività locali e della collettività nazionale».
La posizione di Letta mostra la corda del suo vetusto oltranzismo anche rispetto alle posizioni espresse di recente, invero in modo più articolato (perché comprensivo anche del trasferimento delle competenze), dalla Lega in sede parlamentare; secondo le quali sarebbe opportuna soltanto una rivisitazione delle circoscrizioni territoriali di competenza prefettizia nel senso di un loro accorpamento in una sola circoscrizione regionale.
Tanto oltranzista poi da non tenere in alcun conto la rivalutazione dei compiti del prefetto avvenuta con l’attuale governo, né le posizioni assunte dal ministro dell’Interno on. Maroni; il quale, nel novembre 2009, dichiarò: «In un sistema federale il prefetto, come rappresentante del governo centrale, non solo è compatibile ma è necessario... in un sistema federale il prefetto non è più quello che qualche leghista definiva, anni fa, il rappresentante del governo opprimente e oppressore, ma una figura essenziale nel bilanciamento dei poteri».
È legittimo chiedersi se l’on. Letta, già ministro e sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio nei governi di centrosinistra, o qualche suo suggeritore, conosca la specificità del ruolo del prefetto e la sua sostanziale infungibilità. Chi svolgerebbe in luogo del prefetto il ruolo di responsabile provinciale dell’ordine e della sicurezza pubblica come presidente dell’apposito Comitato? Il questore? E con quale reazione di carabinieri, guardia di finanza e corpo forestale, che si vedrebbero coordinati non più da un soggetto «terzo» come il prefetto, ma da un addetto ai lavori appartenente a un’altra forza di polizia? E come sarebbe vista la primazia del questore nel Comitato provinciale dai sindaci e dai procuratori della Repubblica, che spesso sono chiamati dalla normativa a partecipare al Comitato? E inoltre, tutte le svariate e indispensabili funzioni del prefetto estranee al campo dell’ordine e della sicurezza pubblica a chi verrebbero attribuite?
Si potrebbe obiettare che l’abolizione delle prefetture sia necessaria per le ragioni strettamente correlate all’attuale crisi economica. Obiezione che sarebbe di scarso contenuto, in quanto, alla fine, il risparmio riguarderebbe solo la gestione degli immobili destinati ad alloggio di rappresentanza, non essendovi dubbio che tutta la parte uffici e personale sarebbe destinata a rimanere, essendo impossibile accollare ai già oberatissimi uffici della polizia di Stato le numerosissime competenze delle prefetture.
A ciò aggiungendosi che i funzionari prefettizi trasmigrerebbero altrove, con perdita secca della loro specifica professionalità.

Con il che non si vuol dire che non si possa parlare di una nuova organizzazione delle prefetture, ma soltanto che, se proprio lo si deve fare, lo si faccia in modo serio e tenendo sempre presente non vi è alcun bisogno di minare l’efficienza dello Stato, in specie in quei settori che sono essenziali al bilanciamento dei poteri.
Sottosegretario all’Interno

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