Politica

Aborto, Storace blocca la pillola alla frontiera

L’«Osservatore Romano»: i consultori distribuiscono certificati per abortire. L’Udc presenta la proposta d’indagine parlamentare

Francesca Angeli

da Roma

«Quello della pillola abortiva è un falso problema. Abbiamo verificato che nel 2004 non era stata registrata neppure una richiesta per la Ru486. È evidente che quella che si combatte oggi è una battaglia tutta politica e non a tutela della donna». Il ministro della Salute, Francesco Storace, continua a tenere il fiato sul collo delle Regioni ritenute inadempienti rispetto alle normative attuali sull’interruzione volontaria di gravidanza. Due i fronti della guerra che si combatte sul tema dell’aborto tra governo ed enti locali: la sperimentazione e la commercializzazione della pillola abortiva, la richiesta di attuare pienamente la 194 per la parte che riguarda la prevenzione dell’aborto.
Ieri Storace ha tenuto una lunga riunione tecnica con i responsabili dei dipartimenti chiave del ministero, la programmazione e la vigilanza sui farmaci. Al termine due decisioni importanti, che oltretutto avranno un impatto immediato sulla distribuzione della cosiddetta pillola abortiva. La Ru486 viene al momento sperimentata in alcune aziende ospedaliere ma a Pontedera, in Toscana, è stato deciso di somministrarla senza prima procedere alla sperimentazione, importando la pillola direttamente dall’estero. Storace dunque ha deciso di imporre un giro di vite sull’importazione diretta. A partire dai prossimi giorni sarà il Consiglio superiore della Sanità a decidere «riguardo alle questioni legate all’acquisto all’estero del farmaco Ru486, anche alla luce dei dati statistici che stanno emergendo, in contraddizione con gli andamenti statistici del passato». In sostanza secondo Storace, «nel 2004 nessuno aveva avanzato richieste per la pillola abortiva che invece sono arrivate tutte insieme ora: è evidente che si tratta di una battaglia politica».
In particolare il ministro vuole che si verifichi «la compatibilità con la tutela della salute della donna» del decreto ministeriale del ’97 che per l’appunto prevede la possibilità di importare direttamente farmaci non ancora registrati in Italia, visto che si è «in presenza di una sperimentazione in corso sulla reale efficacia della pillola abortiva». Oltretutto, fa notare il ministro, nessuna richiesta di registrazione della Ru486 è stata per il momento avanzata.
Storace intende andare a fondo anche per quanto riguarda la piena e corretta applicazione della 194 in tutte le sue parti, ovvero anche quelle che riguardano la prevenzione. Insieme alle regioni dunque sarà messo a punto un accordo per monitorare l’attuazione «degli articoli 1, 2, 3, 4 e 5 della legge 194, con particolare riferimento al ruolo dei consultori e delle associazioni di volontariati, a fini delle risposte che debbono essere inoltrate al ministero, secondo quanto disposto dall’articolo 16 della legge stessa» visto che si è «in presenza di una sperimentazione in corso sulla reale efficacia della pillola abortiva». Storace fa riferimento alla norma che prevede un monitoraggio annuale dell’applicazione della 194. «Le regioni forniscono in effetti tutti i dati - puntualizza il ministro -, peccato riguardino soltanto gli aborti ma non quanto viene fatto o non fatto per la prevenzione».
Insomma il governo sollecita le regioni a fornire dati su quanto si fa per aiutare e sostenere la donna verso un’eventuale rinuncia all’aborto: vengono offerte o no alternative concrete all’interruzione di gravidanza? Storace vuol sapere quanto accade nei consultori e in che modo e misura vengono coinvolte le associazioni di volontariato. Anche se va precisato che dai consultori passa soltanto un terzo degli aborti praticati.
«Ogni anno cinquecentomila bambini nascono, centrotrentamila no - conclude il ministro -.

Vogliamo chiederci perché?».

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