Abramovich mangia maccheronico: 52mila dollari

Se vi trovate a New York, dico tra la 62esima e la 63esima strada, cercate «Nello’s», sta al 696 di Madison Avenue, è un ristorante con tende nere e azzurre. Qualunque riferimento a robe nostrane è puramente casuale. Roman Abramovich ha pagato un conto di quarantasettemiladuecentoventuno dollari, virgola nove centesimi (sullo scontrino, in cifra, risulta più chiaro: 47221.09). Ha aggiunto una mancia di cinquemila dollari, tanto per liquidare la brigata; i suoi sei invitati hanno fatto l’inchino confortato da uno «spasiba balshoje», grazie mille, anzi quarantasettemila e rotti.
Il problema non è tanto il conto, da «Nello’s» si va per mutui, questo dice la voce di New York. I russi poi sono entrati nella cronaca dei ristoranti di tutto il mondo: al «Cinqualino Beach» di Forte dei Marmi si racconta ancora la scena della ragazza moscovita che ha pagato, senza battere né ciglia né labbra, un conto di 10mila e 800 euro, aggiungendone 4.200 di mancia, dopo un pranzetto con altre tre persone, una sua amica e due ragazzoni, tutti felici e paganti, in contanti.
Caduto il muro stanno venendo fuori i rubli da sotto i mattoni.
Ma nella vicenda nuiorchese, semmai, l’aspetto ridicolo riguarda la lingua, non quella salmistrata, che il ragioniere o il cassiere o il padrone (di origine romena, così assicurano i malvagi) hanno utilizzato e, sicuramente utilizzano, per illustrare piatti, contorni, bevande. Si può incominciare con i 39 dollari per il «Mare Monte Spagheti», con una T sola. Se fosse stata doppia, come da originale, Nello e la sua brigata avrebbero aumentato la cifra ma forse trattavasi di mezza porzione, dunque mezza TT. Passiamo alla «Milanesa», in cambio di dollari 55. Anche in questo caso la cotoletta trova una nuova accezione, essendo femmina le viene regalata la vocale A come finale, Totò diceva «avreta» e Peppino scriveva alla Malafemmina, il verbo, per l’appunto, diveniva «femminile».
Va da sé che il parmigiano trova la traduzione in parmesan, sembra dialetto ma è meglio non indagare troppo anche perché la cifra a corredo è di dollari 28 per doppia porzione.
Eccoci arrivati a «2 prosc. mozarella», una zeta, sola e solitaria, non si può avere tutto da Nello e vicino al Central Park, anche se il piatto freddo vale, sul menu, dollari 68, eppoi dicono che la mucca è pazza, anzi «paza». Non contenti di questa divina commedia eccoci al «Minestrone Vero», 18 dollari, pinzillacchere. L’aggettivo mette inquietudine, «Vero», che cosa potrebbe mai significare? Forse tra le strade di New York si aggirano pusher che spacciano carote, sedani, piselli, fagioli falsi? Legumi taroccati? Merce avariata, scaduta? Chissà, da «Nello’s», comunque, si va garantiti, gli chefs assicurano che il minestrone è a denominazione di origine controllata, esclusa qualunque fregatura, a parte il prezzo. Troviamo un’aggiunta finale di tre tagliolini con tartufo, la pasta ha scrittura corretta, il tartufo, che è roba nostrana, si trasforma in «truffle», anche in questo caso chi pensa alla truffa è maligno. Comunque, i tre piatti: dollari 585. Peccato per i sei convitati: hanno dimenticato di farsi servire «Scalloppine», con doppia elle e «Rugola», come le rughe di chi esce dal locale dopo aver versato la congrua.
Tralascio le 5 bottiglie di vini francesi e le 2 bottiglie magnum di champagne, robetta da 35mila dollari, ma in questo caso non c’è errore.

Era anche prevedibile: hanno trascritto fedelmente le etichette. Nel conto non risulta il consumo di frutta. Forse perché Abramovich e i sodali russi sanno che New York è una grande mela. Con una elle sola, a differenza di Nello.

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