Gian Micalessin
Fare della propria debolezza la propria forza. Dopo un anno e passa di tormentata presidenza, dopo il trionfo di Hamas alle elezioni il presidente palestinese Abu Mazen ha imparato la lezione. Ora sa di essere debole, debolissimo, ma anche assolutamente indispensabile. Senza di lui LAnp targata Hamas si ritroverebbe assediata. Senza di lui il mondo dovrebbe archiviare la speranza di un negoziato. Così Mazen fa della propria debolezza la propria arma migliore e la sfodera a ogni appuntamento cruciale. Quelli più imminenti e strettamente collegati sono la formazione del nuovo governo di Hamas e i finanziamenti occidentali.
Approfittando dellarrivo dellinviato americano David Welch e della prossima riunione dei ministri degli Esteri europei, chiamati a votare gli stanziamenti straordinari allAnp, il presidente accenna di nuovo alla possibilità di dimettersi. «Se sarò nella condizione di poter far qualcosa resterò al mio posto, se no mi dimetterò», ha ricordato alle telecamere della tv britannica Itv1. La frase nel contesto dellintervista, in onda questoggi, ha una doppia interpretazione. La più immediata riguarda Hamas e il suo futuro primo ministro Ismail Hanyeh. Con lui Mazen ha avuto un difficile colloquio alla vigilia del conferimento dellincarico.
Il presidente pretendeva un immediato ammorbidimento e un parziale riconoscimento dIsraele. Hanyeh ha tenuto duro promettendo qualche concessione in futuro. Le dimissioni potrebbero dunque arrivare se Hanyeh non rispettasse la parola data e se Hamas continuasse a non riconoscere Israele o a invocarne la distruzione.
Mazen, daltra parte, chiede alla comunità internazionale di non mettere allangolo il gruppo fondamentalista e giudica positivamente linvito rivolto dal governo russo a una delegazione di Hamas. «Ascoltando opinioni diverse avranno modo di riconsiderare la loro prospettiva politica, li considero persone responsabili - ha aggiunto Mazen , penso che sapranno adattarsi alla politica internazionale». Il presidente palestinese fa insomma capire che le dimissioni potrebbero venir innescate anche da un completo isolamento dellAnp e dalla sua impossibilità di riavviare trattative e negoziati. Nellintervista Mazen non ha comunque tralasciato delogiare il nuovo premier Ismail Hanyeh, definendolo «saggio, razionale e diplomatico».
Una prima modesta consolazione per il presidente palestinese è arrivata nel corso dellincontro a Ramallah con il vicesegretario di Stato americano David Welch. Dopo i colloqui Welch ha ribadito che gli Stati Uniti manterranno gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese nonostante la vittoria di Hamas. «Contribuiamo a rispondere alle esigenze umanitarie del popolo palestinese e continueremo a farlo», ha detto ai cronisti linviato americano evitando però ogni accenno agli altrettanto cruciali aiuti finanziari allAutorità palestinese. Venerdì il presidente americano George W. Bush aveva ricordato la minaccia di sospendere i contributi finanziari allAnp se Hamas non rinuncerà alla violenza e non riconoscerà Israele.
Domani i ministri degli Esteri europei potrebbero invece sciogliere la riserva su due pacchetti di aiuti straordinari destinati a sanare il deficit di 50 milioni mensili generato dal mancato versamento allAnp dei dazi doganali raccolti da Israele. Un pacchetto di 48 milioni di dollari finanzierà progetti per le forniture elettriche e la raccolta di rifiuti, mentre 60 milioni di dollari saranno destinati al pagamento dei salari. Il versamento degli stanziamenti straordinari non avverrà, però, prima di aver valutato loperato e gli orientamenti del nuovo esecutivo di Hamas.
Lex capo del Mossad, Efraim Halevy, accenna intanto in unintervista alla necessità per Israele di raccogliere lofferta di una hudna di lunga durata proposta da Hamas.
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