Abu Omar, sì di Prodi al segreto di Stato

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Il segreto di Stato su numerosi documenti posto dal governo Berlusconi e confermato ora dal presidente del Consiglio, Romano Prodi, ridimensiona in termini quantomeno politici la vicenda dell’extraordinary renditions dell’imam egiziano Abu Omar, scomparso il 17 febbraio 2003. Prodi sembra quindi aver colto le sollecitazioni degli americani, condivise dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema, sull’inopportunità di desecretare una serie di atti che avrebbero potuto compromettere i rapporti già difficili con Washington e con le loro agenzie di sicurezza. Di certo la mossa di Prodi attenua di fatto lo scontro politico delle scorse settimane sul Sismi e il suo direttore Niccolò Pollari. E anche con la Cdl sembra raggiunto un seppur fragile punto di equilibrio. Così la notizia sulla conferma del segreto di Stato, annunciata ieri dal Corriere della sera, se spariglia le carte di chi voleva utilizzare la vicenda contro Gianni Letta e il passato governo, di certo non suscita reazione alcuna in Parlamento. È quindi probabile che la mossa di Prodi non sia isolata ma la prima di una serie che porterà a chiudere definitivamente la vicenda. Con una possibile sostituzione soft del direttore già in questo mese per destinarlo a un incarico di alto prestigio. Scelta che se e quando sarà compiuta, assicurano diverse fonti, sarà accompagnata da altri avvicendamenti giunti anche a scadenza. Anche perché in realtà il consenso del direttore del Sismi è notoriamente trasversale e inversamente proporzionale a quello della stampa. «Si tratta poi di contestualizzare i fatti - afferma una fonte della nostra intelligence - e spiegare come mai, ad esempio, siano partite certe campagne di stampa solitarie e incessanti contro le strutture di sicurezza che, a loro volta, cercavano ovviamente di capire genesi, dinamiche e obiettivi di quella che è unanimamente parsa come un’aggressione». Altro esempio potrebbe essere costituito dal cosiddetto ufficio del Sismi di via Nazionale, struttura «coperta» dei nostri 007, dove è stata ritrovata documentazione su numerosissime persone. Ma, da quanto trapela, si tratta di notizie reperite dalle cosiddette fonti «aperte»: dati e articoli scaricabili da internet e ritagliati dai giornali. In realtà alcuni articoli erano diversi dagli altri visto che dovevano ancora essere pubblicati da giornalisti amici che li inviavano prima al solerte funzionario Pio Pompa.
Di diversa portata le valutazioni sul piano processuale. Sono cauti i difensori di Pollari, anche lui indagato a Milano per il presunto rapimento dell’imam. Il professor Franco Coppi e Titta Madia, legali di Pollari, hanno poi commentato il segreto di Stato posto sui documenti del caso Abu Omar. Coppi in particolare ha aggiunto: «Se quanto appare sulla stampa è vero, trova la massima e più autorevole conferma l’assunto di Pollari e cioè che esistono documenti coperti dal segreto di Stato che provano l’estraneità del Sismi e l’assoluta innocenza del suo direttore. Segreto che egli non può e non intende violare».

In serata il governo ha risposto ai magistrati milanesi spiegando che non ci sono atti nè palesi nè secretati sulla vicenda Abu Omar. Piuttosto esistono atti secretati che riguardano tutte le attività di antiterrorismo internazionale, svolte in collegamento con altri servizi di intelligence dopo l’11 settembre.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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