Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Massoneria deviata e magistratura. C’è un warning nell’inchiesta sulla P2 dell’eolico. Dalle carte sul presunto «gruppo di potere occulto» che hanno portato all’arresto di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino, al di là di uno spaccato esilarante che vede il terzetto proporsi come «risolvi-problemi» senza risolverne mai uno, emerge una fitta rete di conoscenze con alti magistrati.
L’attempato Lombardi, dietro lo scudo di un’associazione giuridica, è l’addetto ai rapporti di corridoio con le toghe. A tutti dà del tu. Il suo ego è smisurato anche al telefono («gli amici devono capire che senza di noi non possono andare avanti sicché loro ci devono rispettare sotto ogni aspetto») laddove si propone di risolvere questioni più grandi di lui. Vedi il lodo Alfano allorché tenta l’avvicinamento dei giudici della Consulta cercando di capire quanti membri stiano di qua e quanti di là. Tenta attraverso Antonio Martone, ex presidente dell’Anm, conosciuto in un incontro allargato a numerosissime persone a casa del coordinatore del Pdl, Denis Verdini. Ci prova col deputato Renzo Lusetti, già Pd («Mi devi dire se tieni qualche amico nella Corte costituzionale, sì? (...) Lo so ehhh, ho capito, vengo da te perché ti devo parlare urgentemente»).
Dopodiché attiva un altro canale: Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. «Pronto Cesare?». E giù con le richieste: «No, dicevo, siccome il 6 ottobre si verificherà il lodo del ministro, i tuoi amici e colleghi su che posizioni stanno?». Mirabelli prende tempo, è senza parole. Lombardi: «Senti, quella donna della Consulta, dice che è sua amica...». Mirabelli: «Beh... non è che gli interventi vengono garantiti...». Lombardo annuisce, insiste, rilancia: «Vabbè ci sentiamo domani professo’. Mi stanno mettendo in croce gli amici miei, che sono anche amici suoi eh eh». Il lodo Alfano è finito com’è finito. Il flop di Lombardi è straordinario. E non è l’unico, come dimostrano i maldestri tentativi di accreditamento presso il sottosegretario Nicola Cosentino. Tentativi che lo portano a farsi ricevere ripetutamente dal magistrato più importante d’Italia: il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone.
L’obiettivo è concordare i modi e i tempi per una rapida fissazione e l’accoglimento del ricorso contro la misura cautelare che ha colpito Cosentino. Il 7 gennaio Lombardi chiama Carbone: «Stai in Cassazione stamattina? Ok, ti raggiungo verso mezzogiorno». Scrive il Gip: «Nella tarda mattinata dello stesso giorno, evidentemente dopo aver raccolto informazioni in Cassazione, informa Cosentino della necessità che i difensori depositino un’istanza di rinuncia dei termini». L’indomani Lombardi contatta la segreteria del presidente Carbone, chiede di fissare subito l’udienza. Carbone, di persona, richiama di lì a poco: «L’udienza è fissata per il 28 gennaio».
Lombardi: «Preside’ (...) e na’ putimmo fa nu poco prima, evve’?». C: «Statte buono...». Seguono svariate chiamate fra i due. Lombardi: «Ieri sono stato con molti amici bravi (...) che hanno parlato molto bene, e dicono che dovresti stare altri due anni in Cassazione per mettere a posto le cose (...) Ti stimano perché hanno visto che tu sei al di sopra di tutti (...). Vabbè comunque mercoledì sto da te e ti dico quello che hanno detto i miei amici». Non contento, nei giorni a seguire, Lombardi spende addirittura il nome di Gianni Letta. Millanta una conoscenza inesistente e nell’occasione dice a Carbone che ha pronto un presente: «Stamme a senti’, mi so fatto portare l’olio buono e te lo porto domani mattina, ci vediamo in Cassazione e facciamo il trasbordo».
Morale della favola: il ricorso di Cosentino viene rigettato, Lombardi incassa l’ennesima figuraccia. Finita? Macché. Forte di più conoscenze al Csm, il Nostro si fa avanti per sponsorizzare alcune toghe a Isernia, Nocera Inferiore, Milano. Ne discetta al telefono il 21 ottobre 2009 con Celestina Tinelli, membro laico, area centrosinistra. Lombardi: «Su Milano (corte d’Appello, ndr) dovremo vedere per l’amico Alfonso (Marra, ndr)». Tinelli: «Altro problema». L: «Madonna mia, e come si fa? (...) Ho capito, è opportuno che ne parli un poco col presidente delle Cassazione, con Carbone, secondo te, anche per Marra?». T: «Sìììì assolutamente (...). Lì è Berruti che ha creato il problema». Lombardi interpella Marra, che di fronte ad alcune presunte manovre contro di lui sbotta: «Io li brucerò vivi, perché io ho tutte le esperienze che mica ha lui, capisci?». Marra va oltre: «Parla con Berruti, bisogna avvicinà ’sto cazzo di Berruti». L: «Si deve fare questo, questo tiene il fratello che è deputato con Berlusconi». M. «No, vabbuò, famme o favore, tiriamo fuori il fratello». Nelle telefonate si fa spesso riferimento a «Giacomo», che i carabinieri identificano in Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia. Lombardi lo scomoda ripetutamente, per caldeggiare Marra. L: «Sono stato dal presidente, ti ringrazia e dissi che Giacomo si impegna al massimo per quello che te desideri, per cui devi fare due cose, m’ha detto sì, mo’ agge parlate pure per quanto riguarda Alfonso (Marra, ndr) e che pure lui ci sta. Su Berruti te la devi vedere te (...). Allora, faticatello, mo’ adda faticà tu pecché io l’agge faticata già».
Pur di vedere Marra a Milano, il 20 novembre Lombardi si incontra con Nicola Mancino, vicepresidente del Csm. Prima di andare si consulta con Caliendo. Poi si vanta del summit con Martino: «Abbiamo fatto un ottimo lavoro, grazie a Dio quello che dovevo fare per i nostri amici, diglielo anche a quell’amico tuo a Milano». Ma Lombardi non è sicuro di Mancino, telefona a chiunque. Morale: Marra ce la fa, Lombardi esulta: «Abbiamo fatto il presidente!». Così si propone a Formigoni spiegando di essere in grado di risolvere il problema dell’esclusione della lista «Per la Lombardia».
Crede di avere Marra dalla sua. «È fatta» confida a Martino. Macché. Il 3 marzo il ricorso viene rigettato.
Lombardi sibila: «Che figura di merda...». Non contento ricontatta Caliendo per far partire un’ispezione nei confronti del collegio che ha bocciato il ricorso. Il capo degli 007 di via Arenula, Arcibaldo Miller, dice no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.