«Gli abusi sono sempre di casa»

«La prepotenza non abita a Roma». Questo lo slogan scelto dal Comune di Roma, a settembre scorso, per lanciare la campagna contro le occupazioni abusive di case popolari. Addirittura un numero di telefono, lo 060606, per permettere ai cittadini di segnalare appartamenti illegalmente occupati. «Un’operazione di facciata, con un’amministrazione schizofrenica che, da un lato, predica la legalità, e dall’altro cerca di accontentare le frange più estreme presenti al suo interno». La denuncia parte da Gianluigi Pascoletti, segretario nazionale di Federcasa, l’associazione di inquilini e assegnatari che da anni si batte per il ripristino della legalità nell’assegnazione degli alloggi di edilizia popolare.
Pascoletti, lo scopo dell’iniziativa messa in piedi dall’assessore al Patrimonio capitolino, Minelli, era contrastare un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto dimensioni intollerabili. Siamo sulla buona strada?
«No. In questa materia si continua a navigare a vista. Si fanno leggi poi puntualmente disattese. Lo dimostrano le centinaia di occupazioni abusive che ancora oggi vengono effettuate. Le persone che occupano le case sono sicure che troveranno poi una sorta di immunità istituzionale che permetterà una sanatoria».
Il motivo di questa sicurezza?
«La maggioranza capitolina è sempre stata ostaggio di gruppi estremisti di sinistra che hanno fatto dell’occupazione il loro credo politico. Si è sviluppato, negli anni, un sistema clientelare che porta, a ogni nuovo appuntamento elettorale, un ampio serbatoio di voti da cui si attinge a piene mani. Ricordo che nelle ultime sedute del Consiglio comunale l’ordine del giorno di Prc che proponeva che gli introiti della dismissione del patrimonio pubblico fossero essere utilizzati per comprare anche le case occupate, è stato firmato da tutta la maggioranza».
Ma non è passato.
«È stato accantonato per ragioni tecniche e di opportunità politica. Sono sicuro che verrà ripresentato alla prossima consiliatura».
Quali sono le zone della capitale più esposte al fenomeno delle occupazioni abusive?
«Praticamente tutte. Ci sono però delle zone franche, come il IX, il X e il III municipio, dove gli elementi che si dedicano alle occupazioni hanno l’appoggio istituzionale dei vertici del municipio».
Quali sono le vostre richieste ai candidati sindaci?
«Come prima cosa, il rispetto della legalità. La mia associazione rappresenta la voce di quei cittadini che da anni aspettano l’assegnazione di una casa popolare, e che da anni vedono nascere liste “d’emergenza o parallele” che li scavalcano».
A breve avrete un incontro anche con i vertici della Regione Lazio. Che cosa chiederete?
«Di riformare tutto il settore dell’edilizia residenziale pubblica. Vanno cambiati i criteri di assegnazione, i limiti di decadenza e di ingresso. Oggi chi entra in una casa popolare è sicuro di non uscirne più. Di fatto, c’è un diritto di successione e di parentela che non ha nessuna ragione di esistere. La casa popolare è nata come servizio temporaneo, nel momento del bisogno, e va liberata nel momento in cui questo bisogno non esiste più».
Perché è tanto difficile far capire alle istituzioni questa semplice verità?
«Perché c’è un interesse clientelare ed elettorale che porta le amministrazioni ad introdurre nuove sanatorie.

Ogni volta si dice “questa è l’ultima sanatoria”, e invece non è così. Addirittura siamo al paradosso: municipi che preparano i bandi per assegnare le case occupate. Nell’ultimo anno, su 1500 alloggi assegnati, solo 300 sono andati alla graduatoria».

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