Il segnale è sempre lo stesso: basta un rumore sospetto, il suono di una lamiera che viene forzata e scatta il tam-tam. Per telefono o con il passaparola, la voce corre velocissima da una scala all’altra, entra negli appartamenti. E dopo pochi minuti, eccoli arrivare in gruppo. Sono loro i guardiani delle palazzine di via Sebastiano Lopez 8, le case popolari gestite dal Comune a Quarto Oggiaro. Cittadini, pensionati, anziani, donne che hanno deciso di difendere personalmente le loro abitazioni dalle occupazioni abusive. Degli stranieri, precisano. «Perché prima è bene che sistemino gli italiani. E poi che pensino pure agli altri». Sono loro che appena sentono un colpo ad una parete accanto alla propria, chiamano a raccolta tutti gli altri condomini per fare «resistenza». «Dovrebbe vedere quello che succede qui - dice il signor Gallo, uno dei rappresentanti del Comitato di via Lopez e il “capo” dei guardiani - quando qualcuno ci avvisa che hanno sfondato una porta per entrarci dentro. Corriamo subito e occupiamo tutto il piano». Saranno in trenta o quaranta a far parte dello zoccolo duro del Comitato, ma quando si tratta di scendere in campo sono tantissimi. «Faccia un po’ lei i conti - continua Gallo -: ci sono ventisette famiglie per ogni scala e qui vengono tutti quelli che possono, quando c’è bisogno». Di giorno o di sera, non importa. Quello che conta è riuscire a mandarli via, ripetono gli inquilini. Ad ogni costo, anche mettendosi fisicamente dentro l’appartamento sfitto o buttandoci della roba. Finché non mollano il colpo, insomma. «E non ci dicano che siamo razzisti: prima segnalavamo anche la presenza di abusivi italiani - continua Gallo -. Il nostro intento era dare una sistemazione a chi ne aveva diritto. Ma visto che questa amministrazione non si interessa di nessuno e anzi, assegna prima gli alloggi agli extracomunitari e poi pensa ai nostri, abbiamo messo le due cose sulla bilancia e abbiamo detto basta. Adesso, gli facciamo la guerra». Sono passati una ventina di giorni dall’ultima volta in cui sono dovuti intervenire, per «colpa» di una zingara con un bambino. «Abbiamo chiamato l’ispettore, e la polizia locale, come facciamo sempre - precisa Gallo -: le hanno dato dieci giorni di tempo e poi si vedrà. Sa com’è, davanti a un bambino... Ma se ci lasciamo prendere dall’emozione, come si fa?». Perché il problema, precisano da via Lopez, è che nel momento in cui gli stranieri si inseriscono in una casa, dopo qualche tempo arrivano anche gli altri. Zingari e nomadi per lo più: da quando la Romania è entrata nell’Unione Europea, si sentono più sicuri. «Prima pensavamo che arrivassero dal campo di Triboniano, per cercare un rifugio. Adesso ci sentiamo invasi - spiegano gli inquilini -. Ci difendiamo come possiamo. L’unica nostra arma è quella di non farli rimanere nelle case, dobbiamo tenere duro per mandarli via nel momento stesso in cui entrano». Guai a generalizzare però, perché ci sono anche quelli che non danno alcun fastidio. «Se hanno un alloggio regolare, va bene - aggiunge Vito, l’altro guardiano -. Ma se non pagano, se si allacciano alla luce e al gas abusivamente, su chi ricadono poi le loro spese?». La signora Rosa è appena rientrata a casa, si avvicina alla porta della sua scala, e indica il vetro spaccato. «Ma le pare? È una vergogna. E poi hanno il coraggio di parlare di sicurezza».
Anche lei fa parte del gruppo dei guardiani, anche lei quando può, infila il cappotto e le scarpe e raggiunge gli altri per iniziare la loro battaglia. «Se urlano, urliamo anche noi. Se sono cattivi, siamo cattivi anche noi. Non li vogliamo, punto e basta. Perché da quando sono arrivati, sono iniziati i problemi», giura Rosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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