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Accordo a Bagdad: oggi la nuova Costituzione

Bush soddisfatto del risultato: «Gli iracheni stanno costruendo una nazione libera»

da Bagdad

Gli ostacoli e le divergenze sembrano superati. E i tempi potrebbero addirittura essere anticipati. La nuova Costituzione irachena sarà presentata oggi, con un giorno di anticipo rispetto alla deadline fissata per lunedì 15 agosto. Lo ha annunciato ieri il presidente iracheno Jalal Talabani. «Abbiamo trovato accordi su molte questioni, ma non sono autorizzato ad annunciarli perché vogliamo realizzare una dichiarazione tutti insieme. Ad Allah piacendo, la Costituzione sarà pronta domani (oggi, ndr)», ha precisato il presidente, riferendosi ai leader politici sunniti, curdi e sciiti che da giorni sono riuniti per trovare un’intesa sulla nuova Carta. Due le questioni più scottanti: il federalismo e il ruolo dell’Islam. Gli arabo-sunniti sono contrari al federalismo, che potrebbe portare alla secessione. I sunniti sono invece favorevoli a prolungare l’esistenza di uno Stato federato curdo nel nord e sono in lotta con gli sciiti, che hanno chiesto l’autogoverno regionale. Anche sull’Islam c’è spaccatura fra gli sciiti, che vogliono sia preponderante, e i curdi che vorrebbero che la sharia fosse una delle fonti del diritto, ma non la sola.
A remare contro il nuovo corso e la svolta che la nuova Costituzione potrebbe rappresentare per l’Irak c’è ancora la guerriglia irachena. Con un comunicato diffuso su Internet, Al Qaida ha minacciato ieri di uccidere ogni imam o predicatore iracheno che caldeggi la partecipazione al referendum di ottobre.
Intanto ieri, durante il suo tradizionale discorso radiofonico alla nazione, George W. Bush si è detto pienamente soddisfatto del lavoro finora svolto, il cui risultato «è un passaggio critico sulla strada dell’autonomia dell’Irak». «Gli iracheni stanno prendendo il controllo del loro Paese, stanno costruendo una nazione libera che può governarsi, sostenersi e difendersi da sola». Bush è poi tornato al tema del ritiro delle truppe Usa dal Paese. «Quando la missione di sconfiggere i terroristi in Irak sarà completata, i nostri soldati torneranno a casa in una nazione fiera e grata», ha ribadito il capo della Casa Bianca.

«Ritirare le nostre truppe dall’Irak prematuramente significherebbe tradire il popolo iracheno e porterà altri a mettere in dubbio l’impegno dell’America a diffondere la libertà e vincere la guerra al terrore».

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