Accordo in lega sui diritti tv Evitato l’intervento del governo

Il 40% distribuito in parti uguali, il resto in base a pubblico e classifica

da Milano

Una buona notizia per il calcio italiano: ogni tanto è come bere un sorso di ricostituente. Dopo un faticoso negoziato e polemiche roventi, è stato firmato ieri sera l’accordo sui diritti tv (a far data dal 2010). In festa Matarrese, presidente della Lega, orgoglioso di comunicare al ministro Melandri (molto soddisfatto: «Per il calcio si apre una nuova era») l’epilogo positivo della trattativa. Giustificato lo stato d’animo di don Tonino: con l’accordo di ieri sera, sottoscritto da 15 società di A (quattro i voti contrari: Palermo, Atalanta, Siena e Cagliari), viene di fatto spazzato via il rischio, autentico, di una dolorosa frattura, ricorso a legali e peggio ancora all’intervento del Governo. Il buon accordo, come viene definito ora da entrambi gli schieramenti in guerra fino a ieri mattina, prevede una dieta rigorosa per i guadagni attuali da parte delle grandi (per capirsi Inter, Juve, Milan, Roma e Napoli) ma anche un ragionevole contributo al buon senso da parte delle società medio-piccole. Alcuni, Zamparini e Cellino tra questi, son rimasti sulle barricate. Gli altri, a cominciare dal Livorno per finire alla Samp di Garrone, hanno invece colto al volo l’invito di Matarrese: «Dobbiamo dare una dimostrazione di serietà e di serenità». Sempre composta la discussione, alimentata dalla lettura di tabelle. Patetica una richiesta di Cellino, del Cagliari: inserire nei parametri anche le città capoluogo di regione, finendo così con lo scoprire che Udine non lo è e suggerendo al presidente dei friulani di cambiare partito.
«A furia di limare siamo riusciti nella missione impossibile», il parere di Galliani, soddisfatto al pari di Cobolli Gigli, presidente della Juve. «Le grandi hanno fatto una rinuncia significativa», è il riconoscimento dell’avvocato Sica, dello staff di Matarrese. Un dato su tutti, può rappresentare la rinuncia dei club metropolitani: dall’attuale proporzione (7 a 1), si passerà a un più moderato 4 a 1. Alcuni dati per illustrare la portata del grande accordo. La torta dei diritti, ripulita del 10% da destinare alla solidarietà, sarà così divisa: 40% in parti uguali, 30% tenendo conto della popolazioni di tifosi, 30% tenendo conto dei risultati sportivi articolati su tre parametri (5% classifica dell’ultimo anno, 15% classifica degli ultimi 5 anni, 10% classifica storica dal 1946).

Nella delibera finale aggiunte due novità: solidarietà per chi partecipa all’Uefa e fine del 18% sul ricavato dal botteghino per le squadre ospiti. Il calcio va avanti, con un accordo in più e qualche conflitto in meno.

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