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Accuse al primario-sindacalista: pagato da 5 anni per non lavorare

La denuncia dei colleghi del San Carlo di Potenza: "Il suo distacco è già costato ai contribuenti 280mila euro"

Accuse al primario-sindacalista:  
pagato da 5 anni per non lavorare

Sarà per il camice bianco, ma certi medici sembrano fantasmi. Così la pensano nei corridoi dell’ospedale San Carlo di Potenza, stufi delle assenze prolungate in corsia. Una vicenda, in particolare, mette a dura prova i nervi di colleghi, infermieri e anche pazienti. È lo strano caso del dottor F.V., primario di Endocrinologia, che però da quasi cinque anni non si fa vivo in reparto. «Imboscato» da Guinness dei primari? Macchè, sulla carta è tutto regolare. Il protagonista del filotto beneficia di un congedo per attività sindacale. Dopo aver vinto il concorso indetto nel 2002 - riferiscono in ospedale - ha prestato servizio per un paio di anni fino alla fine del 2004. Quando ha abbandonato le cartelle cliniche per intraprendere (a tempo pieno) la carriera di guardiano dei diritti della categoria a Roma, con un incarico nazionale presso la Fials (Federazione italiana autonoma lavoratori della sanità, il cui centralino sembra sguarnito a giudicare dalle nostre telefonate a vuoto, ndr). Per contratto si chiama «distacco sindacale retribuito» e, non soltanto nella sanità, spesso si legge privilegio. Oppure spreco. Materia da sottoporre a Renato Brunetta.

Secondo gli ultimi dati a disposizione del Ministero in distacchi e permessi se ne vanno ogni anno 1.809.623 giornate lavorative, con un esborso per le casse dello Stato pari a 156 milioni e 767 mila euro. Numeri che si riferiscono però solo al 67 per cento degli uffici pubblici italiani. Le intenzioni del ministro Brunetta, in proposito, sono chiare: «La rappresentanza sindacale è un fatto democratico; questa democrazia la paghiamo tutti noi: 2.100 stipendi. Nel giro di un triennio vogliamo dimezzarli».

Già, il problema se lo sono posti anche a Potenza eppure è la legge stessa a dotare di paracadute i «furbetti» in distacco a oltranza. L’azienda ospedaliera, infatti, non può avviare verifiche ed eventualmente allontanare del personale se prima non vengono espletati cinque anni effettivi di servizio. Al contrario, gli anni di servizio sindacale valgono eccome a fini pensionistici. Un assurdo. Oltretutto, i vertici della sanità lucana non hanno provveduto durante gli anni a nominare un sostituto esterno, se pure a tempo determinato. Intanto il reparto di Endocrinologia (tre medici più infermieri) - testimoniano al dipartimento - è lasciato pressoché «allo sbando». Un disservizio per oltre 380mila cittadini della provincia. La beffa ulteriore è che dell’attività sindacale del dottor F.V. non trae giovamento diretto alcun dipendente del San Carlo, laddove non risulterebbero iscritti alla Fials. Ad agitare le pause davanti alla macchinetta del caffè c’è tuttavia un ultimo dettaglio. «Brunetta ordina di rendere noti curricula e buste paga», si sfogano i compagni di reparto. «Ecco, abbiamo scoperto che in questi 4 anni il dottore sindacalista ha portato comunque a casa circa 280mila euro, 78mila nel 2008. Troppi, per un lavoro mai svolto. Ma fa più rabbia sapere che, stando così le cose, questa situazione potrebbe durare a vita».
giacomo.

susca@ilgiornale.it

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