Cultura e Spettacoli

Addio Etta Baker, matriarca blues

Aveva 93 anni e con il suo stile chitarristico ha influenzato Bob Dylan e Taj Mahal

Se n’è andata in punta di piedi per non disturbare un mondo che non era più il suo. Era una leggenda ma la ricordano solo pochi appassionati - integralisti dell’antico blues. Etta Baker, regina della chitarra country blues al femminile insieme a Elizabeth Cotten e Jesse Mae Hemphill, se n’è andata a 93 anni a Fairfax, in Virginia, dove era andata a trovare una figlia colpita da infarto. Suonava la chitarra a 6 e a 12 corde in modo semplice e diretto, con uno stile personale e unico nello sposare gli aromi del blues, della ballata folk e del ragtime. Senza abbandonarsi ai virtuosismi dei grandi del Piedmont blues (ovvero il blues della Costa orientale) come Blind Blake o Blind Boy Fuller, aveva una comunicativa eccezionale e una incredibile capacità di toccare il cuore di chi la ascoltava con poche note e brani esclusivamente strumentali. Non conosceva la musica; l’agiografia vuole che scrivesse le sue canzoni dopo aver sognato gli accordi durante la notte. «A volte mi sveglio di soprassalto in piena notte agguanto la chitarra e butto giù un blues», diceva.
Nata a Caldwell County, nelle colline della Carolina del Nord, comincia a strimpellare a tre anni («la chitarra era troppo grande per me, la mettevo sul letto e ci saltavo sopra per strimpellarla»). Aveva il blues nel sangue e in poco tempo divenne una star locale, che faceva impazzire il pubblico alle feste sull’aia rinverdendo classici come Railroad Bill e One dime blues, poi immortalati nell’album Instrumental music from the Southern Appalachians. Artista schiva e part time (era mamma di 11 figli e continuò a lavorare in fabbrica) nonostante acciacchi e malattie varie non si è mai ritirata definitivamente dalle scene e nel 2004 ha inciso un disco con Taj Mahal (Etta Baker with Taj Mahal), uno dei suoi più fedeli discepoli. Ma nel tempo molti grandi artisti sono andati a rendere omaggio a Etta Baker: per esempio Bob Dylan, che nei primi anni Sessanta festeggiò il suo ventunesimo compleanno andando in pellegrinaggio da lei (brani come Don’t think twice it’s alright e Girl from the North Country sono ispirati dal caratteristico arpeggio di Etta) o Ry Cooder e chitarriste come Precious Bryant.
Del resto i suoi blues veraci e profondamente radicati nella cultura rurale, ormai sono quasi anancronistici, ma consigliati a chi li sa ascoltare ed è in grado di capirne le emozioni e lo spirito.

«Il blues è uno spirito cattivo - diceva Etta - sta a noi esorcizzarlo e trasformarlo in buone sensazioni».

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