Addio a Gino Latilla il tenore melodico che piaceva alle donne

Persino il mitico maestro Cinico Angelini prese un abbaglio con lui e lo «rispedì a casa dopo il primo provino», soprannominadolo poi affettuosamente «il mio errore» quando ne rivalutò le qualità vocali. Gino Latilla, grande esponente del belcanto tenorile anni ’50, se n’è andato ieri a 87 a Firenze all’ospedale di Santa Maria Nuova.
Con Luciano Tajoli, Nilla Pizzi, Achille Togliani, Tonina Torrielli e tanti altri fu uno dei big ante litteram del Festival di Sanremo (quello che dal 1951 al 1976 si tenne nell’elegante Salone delle Feste del Casino di Sanremo) quelli dal repertorio melodrammatico ma al tempo stesso leggero, i nonni del pop melodico se si pensa a Gigolette, il brano che lo fece riscoprire da Angelini e che lo impose come voce solista della sua gloriosa orchestra. La sua voce dall’enunciazione potente ha dato spessore emotivo ai romantici ricordi «militareschi» di Vecchio scarpone, portata a Sanremo nel 1953 in coppia con Giorgio Consolini, e lo ha trasformato in star l’anno dopo, quando conquistò il primo e terzo posto (cose che accadevano solo a quei tempi!) con l’allusiva Tutte le mamme (brano che non poteva non trionfare, in coppia sempre con Consolini) e ...E la barca tornò sola (in duo con Franco Ricci). Il festival fu il palco delle sue imprese più apprezzate, tra cui il divertissement swingante di Casetta in Canadà e Timida serenata in coppia con la futura moglie Carla Boni, Io sono il vento con Arturo Testa e Il mare nel cassetto (nel ’61) con la giovane Milva. Ma dalla metà degli anni Cinquanta Latilla e company dovettero subire prima lo strapotere vocale del «reuccio» Claudio Villa e poi la rivoluzione cantautorale di Mimmo Modugno, che con la sua canzone d’autore seguiva un suo ritmo naturale facendo sembrare antichi i gorgheggi e gli acuti con cui i cantanti dell’epoca erano soliti infiorire ed estenuare le partiture. «Io cantavo Volare e Villa stava ancora a Binario - dice Modugno nel libro Nonostante Sanremo - ora canto La lontananza e lui è ancora a Binario. Bisogna rinnovarsi». L’ultimo trionfo infatti per Latilla è siglato 1961, quando sbancò il Festival di Napoli (per la seconda volta) - insieme a Carla Boni - con Tu sì comm’a ’na palummella, ma lui ci riproverà ciclicamente (a volte battendo troppo sul tasto della nostalgia) anche negli anni ’80, in quartetto con Nilla Pizzi, Giorgio Consolini e Carla Boni nel gruppo Quelli di Sanremo. Narciso Parigi, uno degli ultimi artisti di quella generazione lo ricorda come «irrequieto con le donne» (fu protagonista del gossip dell’epoca anche per la sua amicizia con Nilla Pizzi) ma protagonista di una scena musicale indimenticabile. Per qualità e «perché non c’era competizione né gelosia.

Se uno aveva successo, e Gino ne ebbe molto, tutti eravamo contenti». La sua ultima polemica è legata al Festival, quando fu costretto a pagare il biglietto per entrare: «Noi della vecchia guardia dovremmo sedere in prima fila, visto che lo abbiamo creato», tuonò.

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