Addio a Pinuccio re degli archivisti

Quante telefonate ogni giorno all’interno 369. Uno dei numeri dell’archivio del Giornale, quell’ufficio senza il quale le storie che ogni giorno vi raccontiamo non avrebbero storia. Il 369, per noi cronisti, dal direttore, ai capiredattori al collaboratore più lontano, era uno dei numeri più «affidabili». Sapevi che l’uomo seduto davanti a quel telefono, costretto negli ultimi tempi a frugare nel computer con un paio di d’occhiali che odiava, avrebbe certamente trovato la soluzione ai tuoi guai. Che fosse un datato ritaglio di carta ingiallita da disseppellire tra la polvere degli scaffali o la fotografia giusta per la prima pagina del giorno dopo.
Giuseppe D’Agnano, per noi tutti era semplicemente «Pinuccio». Arrivava magari un po’ sbuffando, l’ascensore fa attendere troppo, per far prima si catapultava per le scale. In mano i faldoni pieni di notizie così preziose, per noi, la memoria del passato, quella che molti di noi dimenticano ma che Pinuccio, non si sa come, riusciva a tenere a mente. Era davvvero bravo nel suo mestiere. Un lavoro faticoso. Lui attendeva paziente le nostre decisioni e altrettanto pazientemente sopportava le nostri indecisioni. E tante richieste a volte davvero impossibili. Da qualche mese al numero 369 Pinuccio non rispondeva più. Stava male, a soli 46 anni era in lotta contro uno di quei mali che danno a noi piccoli uomini poche speranze.

Ieri ci ha lasciati e noi oggi lo piangiamo stringendoci vicino a sua moglie Graziella, compagna di una vita disperatamente troppo breve, e abbracciando forte suo figlio Stefano. Ma questo addio, quest’ultimo articolo, lo archivieremo soltanto nei nostri cuori.

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