Con Adele e i Mumford il cd rialza la testa

Se si dovesse definire la situazione del mercato discografico con una canzone, si potrebbe cantare «When I Find Myself In Times of Trouble», (ovvero «quando mi trovo nei guai») che caratterizza l’incipit della beatlesiana Let It Be. Pirateria, download, Ipod con annessi e connessi hanno fatto piangere i discografci, tanto che in molti hanno recitato il de profundis del cd. Ma, evidentemente, il disco è una scheggia impazzita è, in piena empasse del mercato mondiale in tutti i settori riprende a «tirare». Nell’ultimo anno - annuncia la Nielsen - le vendite dei dischi hanno ricominciato a crescere dopo un’agonia di sette anni.
Ma la buona notizia è un’altra; la riscossa è guidata da nomi giovani, superstar ma anche gente quasi sconosciuta come i britannici Mumford & Sons. Tra i protagonisti della risalita c’è Mrs «Prezzemolo» Lady Gaga. Bella forza, dirà qualcuno, allora è un fenomeno passeggero dovuto alla fortuna di qualche album da fuoriclasse. (Oppure, diranno altri, se uscissero Madonna e Jackson, vedreste chge botto). Invece qui c’è una marcia lenta ma multiforme di artisti che prescinde dalla signora Germanotta e dalle stratosferiche vendite del suo album Born This Way cheha venduto un milione di copie nella prima settimana di uscita.
Una mano decisiva la dà la combattiva Katy Perry (capofila nella battaglia contro il download illegale) che sta per eguagliare il record di Michael Jackson piazzando cinque singoli tratti da un solo album (Teenage Dream)nei primi cinque posti della classifica di Billboard (il prossimo brano è Last Friday Night). Non a caso il mese scorso s’è piazzata al settimo posto nella classifica delle «regine del pop» di Rolling Stone e, a 26 anni, è un abituale frequentatrice dei piani alti delle classifiche, insomma una su cui il mercato del prossimo futuro può contare. Se la Perry viene dalla assolata California e gioca molto sul look trasgressivo alla Lolita, dalle brume di Londra arriva Adele, fenomeno 23enne dell’anno. Affacciatasi sulla scena r’n’b e blues nel 2008, quest’annola signorina con 21 ha infilato una serie di record impressionanti. Due esempi? Dai tempi dei Beatles è l’unica artista ad aver piazzato un disco contemporaneamente nei primi cinque posti della hit parade dei singoli e dei cd, e il suo è il cd con la più lunga permanenza nelle classifiche inglesi, dopo aver sorpassato in scioltezza la compilation di Madonna del 1990 The Immaculate Collection.
Qualcuno ribadirà: sono impennate che non contano, dovute al botto estemporaneo di nuovi giovani artisti (si pensi in Italia a Giusy Ferreri) ma che il fenomeno sia più ampio lo dimostra il successo dei Mumford & Sons, secondo la Nielsen punto di forza di questa scalata. I Mumford sono una band acustica londinese, che qualcuno affrettatamente ha assimilato a Crosby Stills e Nash ma che spazia dalla ballad al jazz, dal folk irlandese al country, che non fanno parlare di sé ma badano al sodo con eccellenti risultati.

Il loro vendutissimo album di debutto s’intitola Sigh No More («Non piangere più») e da lì ha preso spunto il Wall Street Journal per titolare il suo articolo sul fenomeno che (incrociamo le dita) pare destinato a durare visto che vede crescere nomi come gli Elbow, il folk dei King Creosote, il rap di Tinie Tempah. Insomma speriamo si allontanano sempre di più i tempi cupi in cui Prince fu costretto ad allegare qualche milione di copie del suo ultimo cd al quotidiano Mail On Sunday per fare cassetta.

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