MilanoDa Facebook allo stupro: questo, per la Procura di Milano, era il progetto di un maresciallo dellEsercito che per mesi e mesi, meticolosamente e astutamente, ha sedotto una bambina di dodici anni, nascondendosi dietro identità fasulle e inondandola di messaggi sul suo indirizzo del social network più famoso del pianeta. La ragazzina, figlia di una conoscente del sottufficiale, è stata accompagnata, messaggio dopo messaggio, sempre più esplicitamente lungo una sorta di educazione sessuale virtuale. Ma quando dal virtuale si è passati al reale, sono arrivati i carabinieri. E il maresciallo è finito in galera, fermato con laccusa di tentata violenza sessuale.
Il fermo delluomo, disposto dal procuratore aggiunto della Repubblica Pietro Forno, dovrà ora essere sottoposto al vaglio del giudice preliminare. Sarà il gip a dover confermare limpianto dellaccusa, così come la configura la Procura. Non è una decisione scontata, perché il maresciallo è stato fermato prima ancora che mettesse un dito addosso alla dodicenne. Ma per la Procura le avances telematiche cui la ragazzina è stata sottoposta sono, nellera di Internet, esattamente lequivalente di una avance fisica. E la tenerissima età della vittima rende, a quel punto, inevitabile limputazione di tentato stupro.
Ma per gli inquirenti milanesi la vicenda è emblematica anche da un altro, e più confortante, punto di vista: quello che riguarda il rapporto dei giovani con Internet, la loro vulnerabilità e il ruolo delle famiglie. Alla fanciulla veniva concesso di collegarsi alla rete, le era stato permesso di aprire un suo account su Facebook e di utilizzarlo quotidianamente. Ma questo avveniva sotto la supervisione dei genitori, che avevano le password per collegarsi e che si prendevano la briga, con regolarità, di controllare cosa accadeva nella casella della figlia. Ed è stato così che hanno potuto seguire in diretta quanto stava accadendo. Hanno potuto leggere i messaggi sempre più espliciti che, nascosto dietro gli account fasulli, luomo inviava alla sua preda. E, quando si sono resi conto della situazione, hanno chiamato i carabinieri.
Sono stati i militari della compagnia Monforte a monitorare da quel momento in avanti la situazione. Hanno identificato luomo in carne ed ossa che si celava dietro le identità virtuali. E hanno registrato in diretta il tentativo del militare di passare dal regno delle chat ai fatti concreti, chiedendo alla giovinetta di incontrarsi con lui in una strada di Milano. A quel punto, d'intesa con il procuratore Forno, si è deciso di organizzare una trappola.
Intorno al luogo dellappuntamento fissato dal maresciallo sono state piazzate pattuglie e telecamere. Luomo si è presentato puntualmente con la sua automobile, la ragazzina è arrivata poco dopo, lui le ha aperto la portiera e lha inviata a salire a bordo.
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