Adesso anche Grillo mette paura alla sinistra

Roma«È solo l’inizio di un percorso». Beppe Grillo gongola incassando l’esordio col botto del suo Movimento 5 stelle alle regionali. Un pacchetto di rappresentanti dei meet-up che sbarcheranno nei consigli regionali. Soprattutto c’è il candidato alla presidenza dell’Emilia Romagna, Giovanni Favia, che arriva alla quota stellare del 7 per cento, lasciandosi dietro il candidato dell’Udc, Galletti, e persino l’Idv. Risultato clamoroso, che vale due consiglieri, e anche se non scalfisce la vittoria annunciata di Vasco Errani, promuove l’enfant prodige del partito del comico. Favia era già stato vittorioso outsider alle ultime amministrative, quando conquistò un posto in consiglio comunale col 3,27 per cento dei consensi. Era stato un risultato storico, all’esordio in politica sia del partito sia del candidato. Il risultato è un successo personale per lo stesso Grillo, aspramente criticato nei mesi scorsi dai «suoi» meet-up in Emilia Romagna proprio per la scelta di Favia, candidato considerato «imposto» dal comico al termine di primarie definite «chiuse» dai militanti del movimento. Sembrava il tramonto della «politica dal basso» promessa dal comico genovese, ma a zittire le critiche, ora, potrebbe provvedere l’exploit elettorale. Lui ride sotto i baffi: «I media di regime, Pdl-Pd meno L, sono impagabili, negano la realtà, prima, durante e persino dopo. Di fronte all’evidenza la Repubblica.it dava in Emilia Romagna Galletti dell’Udc all’8,3% quando era Favia del Movimento Cinque Stelle all’8,3%».
Percentuali limate, ma non di troppo. Favia, classe ’81, si gode il trionfo. «Ho realizzato un sogno: non capisco cosa stia accadendo, mi gira un po’ la testa», commenta a caldo: «Tre anni fa entrai in un bar dove c’era una piccola assemblea di matti fan di Beppe Grillo, lì è iniziato tutto». E il grillino bolognese non frena le ambizioni, da bravo rappresentante del movimento «antipolitico» per eccellenza, annuncia di voler puntare «a quel dieci per cento di elettori che ha scelto di non votare».
Se il Movimento 5 stelle esulta per il responso delle urne, promette di fare forse ancora più rumore il risultato strappato in Piemonte dal partito dei meet-up. Qui il candidato grillino, Davide Bono, si assestava intorno al 4 per cento dei consensi. Altri consiglieri in arrivo, e c’è di più: gli oltre 80mila voti raccolti sono stati più che sufficienti a influenzare il testa a testa all’ultima preferenza tra il leghista Roberto Cota e la governatrice uscente Mercedes Bresso. Se quei voti fossero confluiti sul Pd, la vittoria per il centrosinistra sarebbe stata assicurata. Invece la Bresso, col passare delle ore, è clamorosamente inciampata sul grillino.
Come dato politico, al quasi battesimo con la politica del movimento, l’aver contribuito ad affondare il Pd in Piemonte non è male. E manco a dirlo, per un partito nato sul web, proprio dai forum e dai social network è arrivata la prima reazione all’«aiuto» al Carroccio targato Grillo. Reazioni stizzite per aver «consegnato il Piemonte al centrodestra», ma anche ipotesi politiche di alleanze tra Idv e Grillini.
Più che dignitosi anche i risultati degli altri tre candidati del Movimento 5 stelle. In Lombardia Vito Crimi si è attestato un pelo sotto il 3 per cento, lasciandosi alle spalle il candidato di Rifondazione, Vittorio Agnoletto. In Veneto David Borrelli porta a casa un tre per cento abbondante.

E anche in Campania, dove il movimento di Beppe Grillo segna il suo peggior risultato di queste elezioni regionali, il candidato Roberto Fico si toglie la soddisfazione di battagliare con l’ex ministro Paolo Ferrero, in corsa per Rifondazione, tenendolo dietro fino a tarda sera. Grillo vuol far vedere le stelle a tutti. Per ora le ha viste il Pd.

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