(...) al netto dei suoi innamoramenti. La Biennale del Mediterraneo, in sè, non è nè positiva, nè negativa. È neutra. E anche a me sembra un modo di portarsi a casa un po di soldi del ministero degli Esteri, che ci mette il logo, e di far contenti coloro che si erano appassionati al tema lo scorso anno - nel Pd e nel Pdl - spiegando che si trattava della possibilità della svolta per Genova, facendo la ola a un editoriale dellallora direttore del Secolo XIX Lanfranco Vaccari. Roba che nemmeno nelle barzellette: non Vaccari, ma quelli della ola alla Biennale del Mediteranneo, descritta come qualcosa di più importante delle Colombiane, del G8, dellanno europeo della cultura e delle battaglie vittoriose dei tempi delle Repubbliche marinare messe insieme. Solo, appunto, un po più importante.
Ma, al netto delle sciocchezze e dalla sopravvalutazione di un loghino che non aggiunge niente a manifestazioni che centrano con la Biennale come i cavoli a merenda (Gregorini ha perfettamente ragione sul Festival della Scienza), la parola Mediterraneo qualche segno positivo lha portato in città: dalla mostra con le installazioni di Studio Azzurro ancora in corso in questi giorni, al concerto di Claudia Pastorino su musiche del Mediterraneo, con la sensualità della sua voce calda ed avvolgente, fino allarrivo prossimo venturo degli impressionisti e della grande mostra che si preannuncia splendida e ai dibattiti sul tema.
Detto questo, ribadisco che il lavoro della Fondazione per la cultura è positivo e la collaborazione con Goldin può far fare il salto di qualità. E, al proposito, lanalisi di Mario Bozzi Sentieri è perfetta. Però, si può fare ancora meglio. Soprattutto, se Borzani avrà la capacità, la forza e il coraggio di rompere con tutto quello che, invece, arriva dal Comune. In campo culturale, quando non cè di mezzo Vassallo (che, invece, sul lato commerciale quantomeno si muove), il lavoro di assessori, consulenti e superconsulenti di Tursi è assolutamente insufficiente e la gaffe di Margherita Rubino che ha dichiarato al Secolo XIX che il Galata Museo del Mare era chiuso durante il Salone Nautico, mentre era regolarmente aperto, è solo la cartina di tornasole su un sistema che non va.
Il filmato trasmesso in piazza De Ferrari durante il Nautico, spacciato per un nuovo capolavoro del neorealismo italiano, era francamente imbarazzante, anche per la solita scelta dei soliti nomi. E, a mio parere, naturalmente, avrebbe dovuto essere denunciato dai passanti per inquinamento acustico.
Insomma, non cera bisogno di pagare gente per il Festival del Comico. Lo fanno già loro, i compagnucci delle parrocchiette, tutti i giorni.
Ma, certo, la risposta della cultura, o sedicente tale del centrodestra, non può essere la riproposizione in eterno di Gino Paoli, portato in giro come una madonna pellegrina. Con o senza Beppe Grillo di rinforzo, da applaudire in prima fila.
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