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Adesso le scarpe anti-Bush costano già 10 milioni di dollari

Un saudita offre la somma per ottenere le calzature lanciate contro il presidente americano a Bagdad da un giornalista. L'idea: organizzare un’asta

Adesso le scarpe anti-Bush  
costano già 10 milioni di dollari

Non è più un paio di scarpe qualunque quello che ha preso il volo dalle mani di un giornalista televisivo iracheno a Bagdad e ha quasi colpito il presidente americano uscente George W. Bush davanti alle telecamere di tutto il mondo. Lo dimostra l’offerta fatta da un uomo saudita: 10 milioni di dollari per avere quel paio di scarpe. E il sessantenne in questione spera che l’avvocato di Muntadar Al Zaidi, il reporter che per il suo gesto è diventato famoso nel mondo intero ed è già una specie di eroe nei paesi arabi dell’antiamericanismo, riesca a recuperare presto l’oggetto dei suoi desideri.

Hassan Mohammed Makhafa vive nel Sud-ovest dell’Arabia Saudita, ad Aseer. È un maestro in pensione e anche un proprietario terriero. All’emittente satellitare saudita Al Arabiya ha detto che tutte le sue terre messe assieme non valgono quanto quel paio di scarpe, che la sua offerta vuole essere l’inizio di una vera e propria asta e che se arrivasse a possedere quelle calzature, che definisce «una medaglia alla libertà», le metterebbe in una specie di santuario. Gli uomini e alcuni notabili della sua tribù sono solidali con la proposta e pronti a mettere parte dei loro averi per ottenere le scarpe volanti. La sua offerta si è mossa via Internet e, dice il saudita, sembra aver già colpito il cuore di altri leader tribali della penisola arabica e figure pubbliche del mondo arabo che vorrebbero prendere parte all’asta.

Eppure, l’idea di Makhafa non è poi così originale se il direttore tecnico della squadra nazionale di calcio irachena, Adnan Hamad, aveva già offerto addirittura 100 milioni di dollari per le calzature del connazionale. Intanto, il destino di quel paio di scarpe nero, misura 43, come rivelato dallo stesso Bush, rimane sconosciuto. Si pensa che potrebbero essere partite verso l’America assieme agli uomini dello staff del presidente. Se a processo Al Zaidi risultasse «innocente» potrebbe chiedere ai giudici di riaverle indietro.

Per ora, però, il reporter è in arresto.

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