«Mi scusi, qua vicino a me cè Giorgio Cagnotto che mi prende in giro...». Klaus Dibiasi è accanto allamico-rivale-collega di una vita, mentre risponde al telefono da Pechino, a Casa Italia. Da ieri non è più lunico azzurro con tre ori individuali in tre Olimpiadi differenti.
Klaus, la prima impressione?
«Valentina è unatleta longeva, a 34 anni è ancora la migliore al mondo. Vuol dire che ha tanta classe, se lè meritato tutto, questo tris. Durante il quadriennio era diventata mamma, è tornata forte quanto prima».
Sono paragonabili i suoi titoli nei tuffi, dalla piattaforma, e quelli della jesina nel fioretto?
«Sono due sport tanto differenti in epoche molto diverse, non spetta a me giudicare. Le Olimpiadi rappresentano sempre il massimo, io posso solo parlare dei tuffi, adesso le prestazioni sono molto più elevate rispetto agli anni 60 e 70, credo sia così anche nella scherma».
Entrambe le discipline sono di nicchia...
«In Cina i tuffi hanno 10mila tesserati, in Russia anche di più, in Italia appena 3-400. Per rendere lidea, abbiamo 12 atleti nel giro delle nazionali, ne abbiamo portati qua 8, cioè quasi tutti. Se pure la scherma italiana non ha molti tesserati, le imprese di Valentina e compagne sono ancora più pesanti».
Vezzali lha imitata in tutto: argento al debutto, poi tre allori di fila.
«In effetti avevo esordito con il secondo posto a Tokyo, a 17 anni, poi in Messico, a Monaco e a Montreal sono riuscito a vincere. Ricordo che ad Atlanta Valentina cominciò con largento, lei ha trionfato anche a squadre. Mi piacerebbe conoscerla meglio, sinora ci siamo soltanto incrociati».
A Londra 2012 sarà la portabandiera?
«Le auguro di continuare, di arrivare a 38 anni come Giovanna Trillini. Io ho smesso a 29, avevo cominciato a 10. Sarei felice se superasse il mio record individuale, dopo averlo eguagliato. In questi casi bisogna sempre essere contenti, perché significa che lo sport va avanti».
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