«Ma per adesso sui listini si naviga ancora a vista Pieno recupero in 3-4 anni»

Per riportare le Borse ai livelli raggiunti prima che l’epidemia subprime provocasse l’attuale crisi dell’economia mondiale, da più parti giudicata seconda solo a quella della Grande Depressione del ’29, «occorrerà un arco temporale di 3-4 anni, così come è avvenuto dopo il tracollo della new economy nel periodo 2000-2003». A esserne convinto è Pietro Giuliani che siede alla guida di Azimut, una delle poche realtà del risparmio gestito realmente slegate dal sistema bancario italiano.
In Piazza Affari la «macchia» della crisi potrebbe quindi sparire completamente solo nel 2012 ma proprio i bassi prezzi attuali rappresentano un’opportunità di acquisto per gli investitori. A patto di essere pronti a rischiare e di pensare in un’ottica di medio periodo, sia perché qualsiasi investimento comporta un pericolo sia perché «nei prossimi 6-12 mesi le Borse resteranno molto nervose, sensibili ai segnali provenienti dall’economia reale», spiega Giuliani.
Ingegner Giuliani, quale direzione prenderà la Borsa da qui a fine anno? Che cosa si aspetta per il 2010?
«Il peggio della crisi finanziaria è alle spalle ed è molto improbabile che da qui a dicembre ci saranno ulteriori tracolli, questo però non equivale alla certezza che si realizzerà un marcato rialzo. Nei prossimi mesi si continuerà a navigare a vista. Se, invece, spostiamo l’orizzonte alla fine del 2010, credo che le Borse possano mettere a segno guadagni fino al 40-50 per cento».
Qual è il suo consiglio per le famiglie?
«Gli italiani che in questi anni hanno tenuto le azioni nel cassetto devono continuare a mantenere i nervi saldi. A quanti, invece, non hanno ancora puntato sulla Borsa e vogliono guadagnare, consiglio di valutare questa possibilità con grande attenzione, magari sfruttando i piani di accumulo. A patto però di non avventurarsi in un pericoloso fai-da-te e di affidarsi a un bravo gestore».
Su quali settori è meglio puntare?
«È molto difficile dirlo oggi, il fatto che il nervosismo continuerà a dominare i mercati comporta anche una marcata rotazione settoriale».
Allora quale è la stella polare per investire? Puntare sulle società che hanno fanno utili, distribuiscono dividendi e hanno denaro in cassa?
«Negli ultimi mesi molti operatori hanni seguito questa logica che, però, è figlia della crisi e non è detto sia la migliore in futuro. Ripeto: mai come in questo frangente è centrale scegliere un bravo gestore, capace di valutare il management e le strategie delle singole società».
Però in questi anni l’industria italiana del risparmio gestito ha dato poche soddisfazioni ai risparmiatori, mostrandosi spesso incapace di battere gli stessi indici presi come riferimento ...
«I fondi di investimento sono un buono strumento ma il problema è che sono stati utilizzati e venduti male, sempre con lo specchietto retrovisore.

Senza contare il fatto che la stessa industria che li produce sovente coincide con la banca incaricata di venderli in base perlopiù a logiche di budget. Questa situazione ha sottratto a molti operatori lo stimolo per puntare sulla qualità».

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