Aereo speronato in pista. Azzurri a terra

Aereo speronato in pista. Azzurri a terra

Diego Pistacchi

«Attentato, si tratta di attentato». Hanno persino trovato la forza di sorridere con una battuta i liguri che ieri sono stati speronati mentre erano a bordo dell’aereo che doveva portarli a Roma per la manifestazione «anti-Finanziaria». Quello che è successo ieri mattina sulla pista del Cristoforo Colombo ha dell’incredibile. Un volo diretto a Roma, praticamente tutto prenotato dai 140 attivisti azzurri che insieme al presidente del Copaco Claudio Scajola e agli onorevoli Enrico Nan e Alfredo Biondi volevano raggiungere la Capitale in tempo per il raduno di piazza San Giovanni, era pronto al decollo. Alle 11.10 in punto avrebbe avuto il via libera dalla torre di controllo. Ma a fargli fare il primo salto in avanti non è stato il pilota che agiva sui comandi, bensí un muletto, un trattorino per il trasporto dei bagagli che si è schiantato contro l’ala dell’aereo.
Inevitabile la cancellazione del volo. Meno ipotizzabile quello che è successo dopo. Mentre Scajola partiva subito in auto per cercare un volo alternativo presso l’aeroporto più vicino, gli altri attivisti azzurri sono stati dirottati per un po’ nella sala d’attesa del Cristoforo Colombo in attesa che si trovasse una soluzione. «Incredibilmente l’Alitalia non aveva a disposizione un aereo di riserva - racconta incredulo Lorenzo Zito, vice capogruppo di Forza Italia in Provincia -. Non sapevano neppure dove trovarne uno da mandare a Genova. Alla fine ci hanno fatto detto che da Milano Linate sarebbe partito un altro volo alle 15. In molti abbiamo accettato e ci hanno fatto salire su un pulmann. Dopo due ore di viaggio siamo arrivati all’aeroporto». Mentre qualcuno guardava già gli orologi preoccupato per il più che probabile ritardo con cui sarebbe arrivato a Roma, la seconda beffa era in agguato. «Quell’aereo delle 15 era già in parte occupato - prosegue Zito -. Ci siamo messi in fila per imbarcarci, ma a un certo punto hanno chiuso i cancelletti. I posto erano esauriti, così in molti siamo rimasti a terra per la seconda volta».
A quel punto l’addio alla manifestazione era scontato. L’aereo successivo da Linate per Roma era in decollo alle 17, cioè sarebbe arrivato salvo ulteriori imprevisti o ritardi, non prima delle 18 a Fiumicino. «La cosa allucinante è che la manifestazione l’abbiamo vista in tv dalla hall di un albergo di Milano - scuote la testa sconsolato il vice capogruppo di Forza Italia in Provincia -.

Fino all’ultimo siamo rimasti in dubbio se andare ugualmente a Roma per essere presenti almeno alla conclusione della grande giornata di protesta. Quello che invece fa rabbia è l’organizzazione dell’Alitalia». Se la compagnia di bandiera non fosse davvero in una situazione disastrosa, verrebbe davvero istintivo fare un pensierino all’ipotesi dell’attentato.

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