Caro Massimiliano Lussana, non meravigliarti se la triade ulivista non ha voluto festeggiare la conquista della serie B da parte del Genoa. Il potere politico ed economico che signoreggia su Genova ha motivi concreti per non essere contento del fatto che il Grifone abbia ripreso sui campi parte di ciò che dei «giudici» distratti e che scrivono le sentenze sulle Playstation dei figli, gli avevano portato via. Quegli stessi giudici che si sono permessi di deridere non solo l'imputato Preziosi ma i suoi legali, che non erano avvocati alle prime armi, bensì il vice Presidente della Camera dei Deputati ed uno dei maggiori esperti di diritto in Italia, scambiandosi bigliettini contenenti frasi di pessimo gusto durante la requisitoria della difesa.
Dietro questo «silenzio strutturato», come lo definirebbe Borrelli, può esserci il caso Trasta, vi sono grossi interessi economici che vanno dal campo di Marassi con relativa speculazione immobiliare, alla cordata di (im)prenditori locali che attendevano il fallimento del Genoa per poter creare un nuovo «Genova» magari usufruendo del lodo Petrucci. Una lobby che non ha mai accettato Preziosi e la cultura imprenditoriale e lombarda che rappresentava. Un brutto esempio in una Città dove gli assessori siedono in molti consigli di amministrazione, dove gli industriali prendono i voti di rifondazione comunista, dove la sinistra spende milioni in «cultura» ma poi copre solo 13% delle richieste degli asili nido. In un consiglio Comunale dove si parla di tutto e di più (dalla pace in Iraq alla cucina cilena) non mi è stata data la possibilità (in ordine di tempo) di festeggiare a maggio 2005 la serie A, discutendo sulle opportunità e sui problemi di avere due squadre nella massima divisione; poi a settembre di richiedere un gesto d'orgoglio delle Istituzioni nei confronti di alcuni giornali nazionali che descrivevano Genova e i Genoani come un'accozzaglia di pirati, mentre tutto il resto del mondo del calcio era lindo e immacolato. Dopo lo scandalo Moggi, quando palesemente è emerso che la cosiddetta giustizia sportiva aveva infierito sul Genoa e su altre squadre per ricrearsi un'apparente legalità mentre sguazzavano nella corruzione ho potuto ottenere, solo con grande sforzo e con ferme proteste, una timida risposta dell'Assessore allo sport. Nel frattempo il Comune di Bologna aveva votato ad un'unanimità una mozione in cui si dava mandato al Sindaco di difendere l'onorabilità e gli interessi della Città in tutte le sedi opportune.
Spero che i Genoani comprendano i veri motivi per cui Pericu non ritenne e non ritiene tuttora di dover difendere l'onorabilità e gli interessi di Genova in tutte le sedi opportune.
È un vero peccato che la tifoseria genoana non si chieda il perché in questi mesi di passione non abbiano avuto accanto moralmente e fattivamente i Tretre (Pericu, Repetto e Burlando), mentre già alcuni parlamentari (di altre città) hanno richiesto nuove metodologie per i ripescaggi del dopo-Moggi, che sfavorirebbero il Grifone.
*Consigliere Comunale An
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