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Afghanistan, la Nato chiede più truppe L’Italia: ma non al fronte

In novembre Roma manderà altri 200 uomini Resteranno a Kabul

La Nato chiede più truppe in Afghanistan e nove Paesi alleati dicono sì con un limitato numero di soldati. L'Italia, come era già previsto, manderà da metà novembre 200 uomini a Kabul. Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, è però fermamente contrario a inviare truppe nelle zone più «calde», come nel sud del Paese, dove i talebani danno del filo da torcere agli alleati della Nato. Proprio ieri i militari olandesi nella provincia di Uruzgan, nella quale è nato mullah Omar, hanno lanciato l'operazione «Spin Ghar»: un'offensiva contro i talebani prima dell'arrivo dell'inverno.
Non a caso il segretario della Difesa americano, Robert Gates, ha ribadito che la missione in Afghanistan «richiede ancora truppe supplementari e meno restrizioni sul modo di usare le nostre forze». Il riferimento è ai caveat, le restrizioni all'impiego dei soldati italiani, spagnoli, tedeschi e di altri Paesi al di fuori delle loro zone di competenza, relativamente più tranquille. Tutti si sfilano e nessuno vuole mandare i propri uomini in prima linea.
Americani, inglesi ed olandesi, che sopportano il grosso dei combattimenti, puntano invece alla rotazione. Un'idea lanciata mercoledì, nel primo giorno del vertice Nato in Olanda e conclusosi ieri, dal segretario dell'Alleanza atlantica, l’olandese Jaap de Hoop Scheffer.
Il premier britannico Gordon Brown, che ieri ha accolto il presidente afghano Hamid Karzai a Londra, è stato molto chiaro. «Credo fermamente che la condivisione degli oneri deve diventare parte della nostra strategia per il futuro», ha esortato Brown riferendosi alla missione della Nato in Afghanistan.
Nella città costiera di Noordwijk, nove ministri della Difesa dell'Alleanza hanno accettato di mandare più truppe, anche se i rinforzi saranno esigui e limitati dalle solite restrizioni sulla zona di operazioni ed il tipo di intervento. Quasi inascoltato il ministro della Difesa olandese, Eimert van Middelkoop, padrone di casa, che si era subito schierato «per un'equa ripartizione degli impegni e dei fardelli». La pubblica opinione nel suo Paese preme per il ritiro dalle zone dei combattimenti più aspri e non si esclude che venga decisa una consistente riduzione dei 1600 soldati presenti nel sud del Paese. Il mezzo ritiro degli olandesi potrebbe influenzare la decisione canadese di mantenere 1700 uomini nell'ostica provincia di Kandahar, ex capitale spirituale dei talebani, fino al 2009.
La Francia ha deciso, dopo un lungo periodo di isolamento, di inviare una cinquantina di specialisti per l'addestramento dell'esercito afghano. La Germania ha annunciato al vertice di Noordwijk che triplicherà il suo impegno raggiungendo le 300 unità, sempre nel campo dell'addestramento. I soldati tedeschi opereranno rigorosamente nel nord e dell'Afghanistan dove è dispiegato il grosso del contingente. La Slovacchia, tra gli alleati più piccoli, duplicherà le sue truppe attualmente di 111 soldati e la Repubblica Ceca arriverà a 415 soldati. Mentre la Georgia, che non è membro della Nato, starebbe considerando l'invio di 200 soldati al fianco degli olandesi. L'Italia se la caverà con 200-250 uomini in vista della guida del comando regionale a Kabul a fine anno.
In Olanda si è discusso anche dello scudo anti missile Usa con il ministro degli Esteri russo, Anatoly Serdyukov.

Gli americani proprio per non irritare Mosca avevano già deciso di rimandare l'installazione dello scudo in Polonia e nella Repubblica Ceca.

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