Luca Telese
da Roma
Ormai è ufficiale, il ministro della Difesa Arturo Parisi lo ha confermato ieri in Commissione Difesa a Palazzo Madama: il governo di Romano Prodi, nel suo decreto sulla missione afghana, ha aumentato il finanziamento dello spezzone italiano di Enduring freedom. Raddoppiato, per lesattezza, da 13 a 26 milioni di euro. Una notizia che - in un momento in cui già la coalizione scricchiola - equivale a un elettrochoc per lUnione, e a un terremoto per Rifondazione, già impegnata a difendere un accordo oneroso e sgradito alla sua base.
Ieri, al Senato si è avuto un saggio tangibile di questa difficoltà. Le commissioni Difesa di Camera e Senato erano riunite in seduta congiunta per laudizione di Parisi, e il ministro aveva iniziato il suo intervento alle 14.30, quando si è creata una situazione da farsa. Per mezzora Parisi aveva parlato soprattutto di situazione internazionale, lotta al terrorismo e Irak. Ma tutti - in particolare i parlamentari della sinistra radicale - aspettavano che spiegasse i passaggi più contestati del decreto, proprio quelli sul finanziamento delle due missioni, Isaf e Enduring freedom. Finalmente, Parisi arriva al dunque: «... Per quel che riguarda lAfghanistan lobiettivo è sconfiggere il terrorismo globalizzato...». Poi una pausa, e il passaggio cruciale della relazione: «Il governo propone al Parlamento di...». Non fa in tempo a finire la frase. Viene interrotto dal presidente della Commissione, Sergio De Gregorio, che con faccia rubiconda ed aria costernata, sospira: «Mi spiace ministro, ma.... in Aula si chiede la verifica del numero legale, sono costretto a interrompere la seduta per permettere ai colleghi di partecipare ai lavori».
Panico. La seduta della commissione finisce in quel momento, il dibattito no. Alcuni senatori corrono nei corridoi verso lAula, i due deputati di Rifondazione, Elettra Deiana e Salvatore Cannavò «assaltano» il banco della presidenza per chiedere spiegazioni sul nodo che sta loro più a cuore. La Deiana: «Ministro, comè possibile laumento di finanziamento per Enduring freedom? Noi avevamo chiesto di azzerarlo, lei addirittura lo raddoppia?». Parisi, con un sorriso serafico: «Ma guardi onorevole che non è così». Si crea un capannello, si avvicina Roberta Pinotti, presidente della commissione di Montecitorio. La rifondatrice non molla la presa: «Ma come non è così? le cifre parlano chiaro!». E Parisi (imperturbabile): «In realtà non abbiamo aumentato il finanziamento. Abbiamo solo confermato la presenza di una nave già inviata dal ministro Martino, anche se priva di copertura economica». La Deiana: «Come è possibile? Nella relazione di Martino a questa nave e questi fondi non cera nessun accenno!». Parisi: «No, in realtà se ne parlava, era un po nascosto, in una notina...». Il ministro se ne deve andare, torna stamattina: le perplessità dei deputati della sinistra radicale, invece che scemare, salgono. E più che scettico Cannavò: «Da giorni denunciavamo laumento, rispondevano che non era vero. Ora scopriamo anche che una nave può partire senza nessun controllo del Parlamento! siamo al colmo...».
La scaramuccia prosegue, a metà fra duello in punta di fioretto, botta e risposta ironico e incazzatura vera e propria nel giardinetto della Commissione, fra la Deiana e il sottosegretario Lorenzo Forcieri, ex presidente dellassemblea parlamentare Nato (una delle teste duovo dei Ds sulle questioni belliche). I deputati di Rifondazione hanno ormai appurato che si passerà da una nave (la Euro) a due (la Etna e la Foscari): «Chiaro che i costi aumentino...», si lamenta la Deiana, che aveva chiesto nelle settimane scorse la cessazione di tutto lo spezzone Enduring freedom. Il sottosegretario è ironico: «Maddài, mica sono navi da guerra....». La Deiana, tirando fuori da una cartellina la scheda tecnica della Etna: «Ah no?». Forcieri, ironico: «È una nave giocattolo...». Deiana: «Chiamala nave giocattolo!». (La deputata a questo punto si arrabbia): «Senti, Forcieri: levàteli, questi 12 milioni in più! Sennò finisce male». Il sottosegretario: «È un problema tattico». La rifondatrice: «E no, ormai è un problema tattico e politico!». Ed infatti in serata intervengono i capigruppo di Rifondazione e i Verdi, con Mauro Bulgarelli: «Le parole di Parisi non aiutano».
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