Afghanistan, dopo visita Merkel kamikaze uccidono 12 soldati afghani

Con l'obiettivo di dimostrare che ci sono non solo nel sud dell'Afghanistan, dove è intenso da molte settimane il «surge» delle truppe militari straniere, i talebani sono tornati a colpire oggi in modo duro con i loro kamikaze gli uomini delle forze di sicurezza afghane nella provincia settentrionale di Kunduz e nella stessa Kabul, con un bilancio di almeno 12 soldati e agenti uccisi e numerosi altri feriti.
Gli attacchi sono avvenuti poche ore dopo la partenza, proprio dalla provincia di Kunduz, del Cancelliere tedesco Angela Merkel in visita sorpresa alle sue truppe, e nel momento in cui le vittime militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) hanno superato oggi, con l'ennesimo militare deceduto nel sud, quota 700 nel 2010 contro le 521 registrate l'anno scorso.
Comunque, quasi a voler sottolineare le parole della Merkel che, per la prima volta, parlando alle sue truppe in Kunduz ha ammesso che «quella che si combatte in Afghanistan è qualcosa di simile a una guerra», gli insorti hanno lanciato oggi due cruente operazioni contemporanee dopo l'alba, durate ore e che hanno richiesto l'intervento di ingenti forze di sicurezza afghane ed internazionali.
La prima è stata realizzata contro un Centro di reclutamento dell'esercito a Kunduz City da militanti che indossavano uniformi dell'esercito afghano, mentre la seconda ha preso corpo in quartiere vicino alla Jalalabad Road, nella zona orientale della capitale, al passaggio di un autobus carico di militari afghani che venivano portati al lavoro. L'esplosivo attivato dai kamikaze e le successive sparatorie hanno provocato sette morti (cinque soldati e due agenti di polizia) nell'attacco nel nord ed altri cinque, con nove feriti, nell'altro a Kabul, dove fra l'altro non si registrava un attentato grave dal maggio scorso.
Gli insorti hanno rivendicato attraverso il portavoce Zabihullah Mujahid entrambe le azioni, fornendo un bilancio non verosimile di 42 militari ed agenti afghani uccisi e decine di altri feriti, perdendo nel complesso sei loro militanti, compresi i due kamikaze. Il presidente afghano Hamid Karzai, che ieri sera aveva incontrato la Merkel con il capo dell'Isaf, generale David Petraeus, nel nord a Mazar-i-Sharif, ha condannato gli attacchi definendoli «un enorme e indimenticabile crimine» operato da «nemici dell'Afghanistan che si oppongono al rafforzamento delle forze di sicurezza del Paese».
Dall'inizio dell'Operazione Enduring Freedom nel 2001, l'Isaf ha perso 2.270 uomini, fra cui 34 italiani, ed oggi il portavoce della Forza, il generale tedesco Josef Blotz ha detto che «l'incremento delle nostre vittime si giustifica con la maggiore pressione esercitata nelle zone calde del sud», come Helmand e Kandahar, grazie all'arrivo degli ultimi 30mila soldati inviati da Barack Obama.

Invitando a guardare anche gli aspetti positivi del confronto in cui è impegnata la Coalizione internazionale, Blotz ha assicurato che «gli attacchi degli insorti sono diminuiti, se raffrontati a quelli degli ultimi due anni».

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