Roma

Agensport Il caso del bando «fantasma» per un solo aspirante

La Regione pubblica un bando nel posto sbagliato, una persona sola se ne accorge, o meglio una soltanto invia il curriculum e, tempo due mesi, ottiene il tanto agognato posto. Un lavoro non proprio da ultimo della fila, anzi tutto il contrario: qui si parla della poltrona più alta dell’Agensport, l’Agenzia regionale dello Sport. Un incarico pagato 108mila euro l’anno e qualche spicciolo, mica briciole, più i premi di produzione.
Succede anche questo ai tempi della distratta giunta Marrazzo, che il 21 novembre dello scorso anno ha deliberato di ricercare all’esterno una professionalità per quella carica, visto che fra i dirigenti non esisteva un «laureato in scienze motorie», requisito questo giudicato fondamentale. Niente di strano, almeno a livello tecnico, fino al momento in cui il bando è comparso sul Burl numero 44, il bollettino ufficiale. È qui che l’allettante annuncio ha trovato spazio nella prima parte anziché nella terza, quella dedicata ai concorsi, come previsto dalla legge 4 del 1996. «E il cui abbonamento è svincolato dalle altre sezioni, per ovvi motivi: si rivolge a un pubblico selezionato, a un target preciso formato da chi cerca lavoro. Per questo motivo un errore nella pubblicazione diventa fatale», ha rilevato Fabio Desideri dei Cristiano Popolari-Pdl, che ha scoperto l’anomalia.
Desideri ha annunciato di voler presentare un’interrogazione agli assessori Di Stefano e Rodano per capire perché «a nessuno è venuto in mente di verificare i vari passaggi dell’iter procedurale. Era chiaro che qualcosa non fosse andato a buon fine, lo avrebbe capito anche un bambino». Ma l’assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport ha già provveduto a replicare tramite un comunicato, in cui si legge: «Mi limito a osservare che sarebbe stato grave se la persona nominata alla direzione dell’Agensport fosse stata un’altra e non quella che ha presentato regolarmente domanda». Immediata la controreplica di Desideri: «L’assessore Rodano ha risposto con un sofisma per cercare di salvare la faccia evitando, nel contempo, di entrare nel merito. Fatica sprecata. Questo è uno dei casi in cui la forma è sostanza: perché chi cerca lavoro o incarichi si documenta leggendo la sezione specifica del bollettino ufficiale. Non le altre».
E c’è un ulteriore aspetto che non convince l’esponente dei Cristiano Popolari, il fatto cioè che per quel posto ci volesse un laureato in Scienze Motorie. «Come se - ironizza - per fare l’assessore allo Sport sia necessaria una medaglia olimpica o aver svolto pratica agonistica con successo. Penso, comunque, ai tanti laureati con le carte in regola per dirigere l’Agensport che non hanno potuto rispondere all’avviso». A corollario di tutto ciò si aggiunga che la carica è stata assegnata a una figura nota, già consulente dell’assessorato allo Sport del Comune di Roma.

Che, è un dato innegabile, oltre ad avere i requisiti adatti, è stata brava a scovare quel bando nel posto sbagliato, lì dove non doveva essere.

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