Roma

Aggredì una minorenne, romeno rimane in carcere nonostante il figlio malato

Per il tribunale del Riesame «le ragioni familiari devono cedere il passo alle preminenti esigenze di tutela della collettività». L'avvocato aveva chiesto la revoca dell'arresto per consentire all'indagato di tornare a lavorare e assistere la sua famiglia

Il pensiero di un figlio malato dalla nascita e ricoverato da tempo all'ospedale Meyer di Firenze, non gli impedì, un mese fa, di aggredire e tentare di violentare una ragazzina. Ora le ragioni familiari avanzate dal suo avvocato per fare leva sui giudici del tribunale del Riesame non salvano dal carcere Francisco Endy Zarzu, 27 anni, il romeno ammanettato lo scorso 25 febbraio a Palestrina, dove aveva molestato una quindicenne all'interno di un bar, nonostante la presenza di altre persone. Il suo avvocato, Marco Zaccaria, aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Tivoli per consentire all'indagato di tornare a lavorare «per dare da vivere alla propria famiglia». I giudici hanno rigettato il ricorso della difesa: Zarzu deve rimanere in cella nonostante la malattia del figlio. «Le ragioni familiari - spiegano nelle motivazioni - pur umanamente comprensibili, deveno cedere il passo alle preminenti esigenze di tutela della collettività». Del resto Zarzu non si fece scrupoli ad aggredire una ragazzina in un bar. La prese con forza per un braccio e le palpò il seno. La giovane riuscì a divincolarsi e a guadagnare l'uscita, chiedendo aiuto. Nel frattempo il romeno aveva afferrato un coltello dietro al bancone e aveva cominciato a minacciare chiunque cercasse di avvicinarlo. Soltanto i carabinieri, allertati dai testimoni, riuscirono a bloccarlo. Le testimonianze del figlio della titolare dell'esercizio e della sorella della ragazzina convinsero il gip che la condotta dell'indagato configurasse il reato di violenza sessuale. Il tribunale del Riesame ieri ha confermato che «il tentativo di approccio», fatto da Zarzu «integra la violenza sessuale secondo l'articolo 609 bis del codice penale». «È sufficiente qualsiasi intrusione nella sfera sessuale della vittima - scrivono i giudici - nel caso in esame gli approcci, le "avance", le costrizioni e il tentativo di palpeggiamento al seno, posti in essere da Zarzu, sono stati reiterati, si sono protratti per un tempo apprezzabile, e configurano, quanto meno nella forma del tentativo l'ipotizzata violenza sessuale».

Il Rieasame non ha dato credito alla versione dei fatti, tra l'altro già fornita al gip e senza riscontri, rispetto all'esistenza di «un complotto ordito ai suoi danni da fantomatici cittadini albanesi di concerto con la vittima e la sorella della vittima».

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