Agguato al bus Samp: doriani minacciati di morte

Dicono i bene informati che si è trattato di un gruppetto di «cani sciolti», quelli che non fanno parte delle tifoserie organizzate, degli «ultras» o della gradinata. E che l’agguato dell’altra notte forse è opera della stessa mano di chi ha colpito lunedì scorso a Bogliasco, imbrattando i cancelli del Mugnaini con insulti e minacce. I fatti: Genova, due e trenta di domenica mattina. Il pullman con i giocatori della Sampdoria è appena rientrato da Milano e sta parcheggiando in corso Europa, di fronte all’Ac Hotel, la base per il ritiro della squadra di Cavasin. C’è la stanchezza della partita e più di tutto il peso della sconfitta con il Milan che al Meazza ha vinto 3 a 0 con lo spettro della retrocessione che incombe sempre di più. Sull’autobus ci sono cinque giocatori, tra cui il capitano Angelo Palombo e il medico sociale Amedeo Baldari. Poi l’assalto. In strada ci sono una ventina di tifosi ad aspettarli, tutti a volto coperto, con caschi e passamontagna. Fermano il bus che sta facendo manovra e cominciano a prenderlo a sassate, mentre coi bastoni mandano il parabrezza in frantumi.
I giocatori sono ancora tutti dentro, qualcuno chiama i carabinieri: la squadra non è scortata, non era previsto che ci fossero contestazioni, nemmeno dopo le scritte a Bogliasco. Ci prova l’autista a calmare il gruppo aprendo le porte del bus. Ma è solo un’illusione: i tifosi salgono su e iniziano gli insulti e le minacce. Il concetto è sempre lo stesso: serie A o morte. Ci prova Palombo a riportare la calma, si alza dal suo sedile e va incontro alla contestazione, ma gli ultra lo spintonano e cercano di avvicinarsi agli altri giocatori, Ziegler, Pozzi e Padalino. «Non siete degni della maglia, provate a perdere di nuovo e vi facciamo fuori», urlano mentre colpiscono dall’interno i finestrini del pullman con i caschi delle moto. Cinque minuti d’inferno e poi i tifosi si dileguano nelle vie laterali. Sul posto arrivano due pattuglie dei carabinieri insieme agli uomini della Digos, ma pare che dei teppisti non ci siano tracce. Anche se per i carabinieri sarebbero stati identificati dalla Digos. Sul caso viene aperta un’indagine. L’unico sollievo è non ci siano stati feriti.
«Si è andati oltre il tollerabile, nulla può giustificare un episodio come questo», commenta l’indomani Riccardo Garrone. Ma il presidente blucerchiato non ha alcuna intenzione di farsi da parte, né di cedere al ricatto di agguati come questo. «Non intendo comunque mollare, sono andato avanti fino ad ora e non mi tiro indietro». La condanna all’episodio è unanime, la società blucerchiata affida a un comunicato tutta l’amarezza per un fatto che non trova alcuna attenuante. «Nessun risultato sportivo, seppur fortemente negativo, può giustificare un’azione pari a quella accaduta al rientro da Milano». Anche l’Aic manifesta la propria solidarietà ai giocatori della Samp, vittime di un agguato «vergognoso» chiedendo un intervento di Lega e Federcalcio. Ma è anche la pancia dei tifosi, il cuore di chi indossa quella maglia da sempre a soffrire. Loro che della lealtà e della correttezza, hanno fatto un punto d’onore, non transigono di fronte a episodi così.

«Ciò che è accaduto non rientra nei nostri costumi e nella nostra tradizione. Noi crediamo solo nei principi della sportività, nient’altro. Troveremo il modo di stare ancora più vicini alla squadra». Proprio come dei sampdoriani veri.

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