Agli Oscar del vino premiato il vicedirettore del Tg2

La Lincoln Continental è ferma in garage. La targa porta il nome del proprietario Mr Spud. In verità non esiste nessun signor Patata ma basta la parola per capire che trattasi di John Richard Simplot, detto J.R. Qualsiasi riferimento al cattivo di Dallas è casuale ma fino a un certo punto. Mister Spud, cioè patata, è morto all’età di novantanove anni nella sua dimora di Boise, nell’Idaho, siamo negli Stati Uniti di America.
Spulciando l’elenco dei quattrocento più ricchi del Paese troviamo all’ottantesimo posto proprio lui, il signore venuto dallo Iowa, città di Dubuque, colà nato nel millenovecentonove, il quattro di gennaio. Facendo il pecoraio, da bambino, aveva capito che tra i campi si poteva trovare l’idea giusta per fare dollari, mettendosi in testa un bel cappellone da cow boy. Infatti J.R. faceva venire in mente John Wayne di Fiume Rosso, quando con le mani sui fianchi e il cappello tirato indietro sul capo, J.W. proclama: «Tutto questo è mio». Veniamo al dunque: mister Simplot non è stato affatto una patata di uomo, molle, farinoso, lento, sornione. Anzi, il classico nipote di zio Sam. È stato il re della patatina surgelata, quella che ha riempito mattine, pomeriggi, serate e notti solitarie e in compagnia, quella che trovi dovunque e comunque in qualsiasi fast food, da McDonald’s (storico e decisivo l’incontro con il fondatore Roy Kroc, un cognome che è un rumore invitante) in giù, calde, salate il giusto, raramente croccanti, a volte soffici, complici del piacere effimero, tuttavia memoria resistente durante la digestione. J.R. aveva lasciato le pecore per i cavalli ma poi si era buttato sui maiali, in senso buono, in numero crescente e sulle macchine da lavoro dei campi. C’era la guerra, mondiale, la seconda, e bisognava pur dar da mangiare ai marines e affini. Bene la Simplot, suo padre Charles Richard il fondatore, si mise a disposizione dell’esercito, fornendo venticinquemila tonnellate di patate e mantenendo un terzo del mercato nazionale dei cibi disidratati. Una patata tira l’altro, si può dire giustamente, i magazzini erano gonfi di raccolto, trentatré depositi di patate, cinquemila carri merci, vagoni ferroviari dello stesso articolo, J.R. vedeva crescere il proprio conto in banca, anche le cipolle andavano via che era un piacere, pure quelle essiccate, polvere profumata (si fa per dire) di gran gusto per i palati yankees e per i soldati impegnati al fronte.
Finita la guerra avanzavano una montagna di prodotti a casa Simplot. Non si butta via niente anche se i maiali avevano le loro esigenze e i coyote avevano fatto fuori pecore e agnelli. Che fare? C’erano in azienda anche ingegneri e chimici. Uno di questi, Ray Dunlap, provò a fare esperimenti con le patate, tagliandole a fettine e poi surgelandole. J.R. non gradì l’assaggio, sicuro che il tubero diventasse molliccio; ma si ravvide, “Mio Dio, che buone!”, fu la svolta. Ai camion, ai carri ferroviari, si aggiunsero elicotteri e aerei per controllare raccolti in California, Idaho, Nevada, Utah, Oregon, la flotta comprende otto piloti per volare con un jet, due King Airs, un Cessna 185 e un elicottero Bll 206 Jet Ranger. J.R. ha toccato un giro di affari di 3 miliardi e trecento milioni di dollari, fate un po’ voi, e non ha mai mollato l’obiettivo. Ha imparato da piccolo ad assorbire i guai. Gli mancava una falange del dito della mano destra, gli era rimasta negli ingranaggi di una affettatrice, il medico che lo aveva soccorso si era detto disponibile a ricucirla: «Guardi che forse l’hanno mangiata i polli!» fu la risposta di J.R. senza particolari ansie per i bipedi e per se medesimo. Aveva conosciuto sua moglie Esther a teatro, lei era cantante lirica. Per onorare l’arte avevano fatto costruire una casa per ballerini di danza classica e cantanti. «In verità mi sento più vicino alla vacche che alla cultura» aveva commentato il giorno dell’inaugurazione dell’edificio. Portano la sua firma, e i suoi dollari, venti campi da calcio, otto «diamanti» per il baseball, otto campi per l’hockey su prato e altro ancora, perché dalle patate era passato alle miniere di rame e poi ai computer, (la Micron), esportando e importando, vendendo patate surgelate ai cinesi e agli australiani, mai fermo, nonostante due operazioni alle anche e quel dito smozzicato. L’anno scorso, durante una festa di paese in Arizona, fu travolto da un motociclista, la caduta gli procurò un ematoma in testa che lo costrinse a festeggiare il compleanno in ospedale. Durante la degenza gli offrirono patate fritte, la cura lo riportò a casa alcune settimane dopo.

Aveva previsto tutto, anche un’urna cineraria doppia per lui e la moglie. I quattro figli raccolgono lacrime e dollari. La Lincoln nera resta parcheggiata in garage. E quando mangerete una patatina fritta rivolgete un pensiero a J.R. Sentirete una risata.

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