«Via agli sgravi fiscali per chi fa ricerca»

Una lunga carriera tra Hp, Compaq e altri giganti dell’hi-tech. Da qualche mese Nicola Ciniero, 54 anni, è amministratore delegato di Ibm in Italia, una società che pur essendo statunitense è presente nel nostro Paese da oltre 80 anni. «Il legame con l’Italia per Ibm è molto forte - ha spiegato Ciniero (nella foto) - e oltretutto a differenza di altri gruppi internazionali il nostro fatturato è pari a 2,4 miliardi di euro annui, di cui la gran parte viene da servizi a valore aggiunto direttamente “prodotti” nel nostro Paese».
Insomma Ibm può essere considerata un’azienda italiana?
«Sì, dato che ormai il nostro business è per l’80% nei servizi e nel software e solo il 20% del fatturato viene dato dall’hardware che non è prodotto in Italia. Mentre sul fronte dei servizi oltre ai nostri 10mila dipendenti italiani ce n’è un numero superiore che lavora nell’indotto».
E, nonostante la crisi, come sarà il vostro 2009?
«Bisogna premettere che bisogna capire cosa si intende per crisi. Io lo chiamerei ridimensionamento visto che siamo tornati ai livelli del 2000. Quanto a Ibm, dato che il mercato italiano dell’Information Technology ha subito una flessione del 6%, possiamo dire che stiamo riuscendo a fare meglio del mercato. A settembre la ripresa sarà certamente dura ma su basi più solide di quanto accaduto in passato».
Dal suo osservatorio hi-tech cosa si potrebbe fare in Italia per migliorare?
«Sarebbe molto importante dare degli sgravi fiscali alle imprese che investono in ricerca e sviluppo. Nel nostro Paese ci sono aree di eccellenza che vanno preservate ed è importante che le aziende possano continuare a investire. Ibm in Italia ha oltre 700 ricercatori che lavorano tra Roma, Catania, Cagliari e Bari».
La pubblica amministrazione però è molto attiva sul fronte dell’informatizzazione?
«È vero, anche noi stiamo facendo molte iniziative interessanti come ad esempio “Ibm on the job” nell’ambito del progetto “Rete Amica” che permette di effettuare in remoto diverse operazioni come se ci presentasse allo sportello. Poi ci sono vari progetti per l’utilizzo della firma digitale e di altri servizi che faranno risparmiare alla pubblica amministrazione molti milioni di euro».
Ibm sta dunque affrontando bene la crisi ma anche voi avete messo a punto un piano di riduzione, anche se momentanea del personale?
«Il nostro piano è molto soft. Diamo la possibilità ai nostri dipendenti di prendere un periodo sabbatico, ossia di non lavorare, percependo una quota che va dal 25 al 35% dello stipendio a seconda che si tratti di un anno, 18 mesi o due anni di assenza.

Noi siamo l’unica società di It che in Italia non ha effettuato licenziamenti. Anzi negli ultimi 18 mesi abbiamo assunto 600 persone e dato anche aumenti di stipendio tranne che ai dirigenti di fascia executive, ossia quella più alta, perché il momento comunque non è certo facile».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica