Agrigento, il centrosinistra vince nel Consiglio che non c’è

Sette giorni dopo il voto il Tar dà ragione al Comune: «cancellate» le cinque circoscrizioni cittadine che erano inutili e costavano 300mila euro all’anno

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Gaetano Ravanà

da Agrigento

Costavano molto e servivano poco. Così, dopo nove anni dalla loro istituzione, Agrigento cancella le cinque circoscrizioni cittadine. Al loro posto vengono istituite due «macrozone», ma il risparmio netto è di 300mila euro all’anno per le casse, certo non troppo pingui, del Comune.
Tutto logico e semplice, allora? Niente affatto. Perché al de profundis dei parlamentini locali si è arrivati dopo un’aspra battaglia con petizioni, ricorsi, impugnazioni e anche la beffa di una tornata elettorale con effetti-lampo.
Tutto è cominciato due mesi fa quando l’assise comunale di Agrigento guidata da una giunta di centrodestra (sindaco è Aldo Piazza di Forza Italia) ha votato a favore della mozione presentata dal consigliere dell’Udc, Giuseppe Salsedo, con la quale si chiedeva l’abolizione delle circoscrizioni. Una proposta passata a larghissima maggioranza in Comune.
A spiegare una così ampia convergenza i risultati tutt’altro che soddisfacenti ottenuti dai consigli circoscrizionali dal 1996 (anno della loro istituzione) a oggi. Infatti, se è pur vero che i rappresentanti dei parlamentini locali erano a più stretto contatto con le esigenze delle frazioni, dall’altro lato non avevano alcun potere decisionale né fondi a disposizione. E pur con tutta la buona volontà, i problemi che investono i quartieri, almeno quelli più spinosi, difficilmente avevano trovato una soluzione. Così si è deciso di tagliare.
Ma non appena la scure municipale si è alzata, i diretti interessati sono insorti. A guidare la rivolta sono stati infatti i presidenti circoscrizionali (quattro su cinque) confortati dall’appoggio di alcuni cittadini. È stata avviata una petizione popolare con l’inevitabile corollario del ricorso al Tar e del controricorso del Comune.
Nelle more di una decisione che comunque, visti gli italici tempi della giustizia, non si è fatta neppure troppo attendere, si è inserita la beffa delle elezioni «a scoppio ritardato». Il 15 maggio scorso, infatti, sono stati allestiti i seggi per consentire a 20mila agrigentini di eleggere i rappresentanti della prima circoscrizione (Agrigento centro) decaduta l’anno scorso dopo dimissioni di massa. Sono andati alle urne in 7mila e a spuntarla è stato il centrosinistra che con poco più del 56 per cento dei voti ha conquistato sette poltroncine su dodici. Una vittoria di Pirro perché qualche giorno fa, dopo appena una settimana, sono decaduti prima ancora di potersi insediare. A «spazzarli via» è stata la sentenza del Tribunale amministrativo regionale di Palermo che ha respinto il ricorso pro circoscrizioni e dato ragione al Comune. Nei prossimi giorni l’assessorato regionale agli Enti locali emetterà il decreto di scioglimento rendendo operativa la decisione. Per le muncipalità si annuncia dunque una lunga vacatio.

Essendo stata soppressa la sessione autunnale delle elezioni amministrative e tenuto conto che le nuove elezioni per le due mega municipalità non possono svolgersi se manca meno di un anno alla scadenza della legislatura comunale, non si andrà alle urne fino alla primavera del 2007.

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