Cultura e Spettacoli

Ahmad Jamal, 75 anni di classe La sorpresa è il New Vibes Trio

Franco Fayenz

da Fano

La tredicesima edizione della rassegna Fano Jazz by the Sea ospita l’unico concerto italiano del pianista Ahmad Jamal, proprio nel giorno in cui il celebre musicista americano compie 75 anni. Bisogna fare festa. Un albergo prepara una grossa torta con lo spumante e l’assessore alla cultura del Comune, Davide Rossi, gli dona una splendida storia in due volumi del Teatro della Fortuna, gioiello della cultura musicale e teatrale. Vestito di bianco, in perfetta forma fisica e artistica, Jamal parla di sé e di progetti per il futuro: l’età non lo preoccupa affatto. Naturalmente si presenta in trio con James Cammack al contrabbasso e Idris Muhammad alla batteria, gli stessi collaboratori del suo recente cd In Search Of. Questo tipo di trio, fondamentale nel jazz contemporaneo, lo ha inventato lui a metà degli anni Cinquanta, affiancato allora da Israel Crosby e da Vernell Fournier, e ha saputo dare alle tre fonti sonore quella parità quasi conflittuale che molti ancora non riescono a conseguire.
Il compleanno e le testimonianze di stima lo galvanizzano. Fatto sta che Jamal offre un concerto di straordinaria bellezza che sorprende anche chi lo abbia già ascoltato molte volte. Alterna brani sempreverdi del jazz (I Didn’t Know What Time It Was, Time On My Hands, Poinciana) e composizioni originali come Bellows e In Search Of. Cammack e Muhammad intruiscono che l’occasione è speciale e danno il meglio, così la performance diventa la sequenza migliore del festival, nobilitata da tre bis e premiata con una lunga standing ovation.
Dopo Jamal, gli intenditori danno la palma all’eccellente terzetto italiano New Vibes Trio riunito da poco da Daniele Di Gregorio, Marco Pacassoni (vibrafono, marimba, percussioni) e Simone Nobili (chitarra elettrica e acustica). L’impostazione è del tutto diversa da quella di Jamal, ma ammirevoli sono la tecnica, il dinamismo e l’affiatamento. Ne sentiremo parlare. Qualche viva emozione è venuta dal gruppo del polistrumentista Marcus Miller, astuto autore di fotocopie dei propri concerti. Si vorrebbe dire bene - o quasi - anche di un musicista amato come John Scofield, ascoltato in quartetto con il sassofonista Chris Potter in qualità di ospite speciale, ma il complesso ha palesato a tratti qualche incertezza e suoni poco gradevoli.

C’è un’attenuante, ed è la stanchezza inflitta dalle tournée estive, a dir poco massacranti.

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