Ahmad Jamal in dieci concerti un unico saggio di creatività

Dieci concerti in cinque sere consecutive. È il privilegio che il pianista Ahmad Jamal, accompagnato dagli inseparabili Jack Cammack contrabbasso e Idris Muhammad batteria, ha riservato al Blue Note di Milano, arrivando in Italia il giorno prima del lungo impegno e ripartendo subito dopo. Jamal ha confermato la sua fama di pianista fra i migliori della storia della musica americana, nella quale è presente come protagonista - e come fondatore del classico trio jazz - da oltre mezzo secolo. Gli intenditori che abbiano ascoltato più di un concerto (e non sono stati pochi) si sono accorti delle analogie, nei vari set, delle scelte tematiche: non sono mai mancati, ad esempio, Poinciana, In Search Of, Bellows e Island Fever. Ma del tutto diversi erano gli sviluppi improvvisativi, ed è questo che conta, secondo il principio per cui nel jazz è lo stesso suonare cento brani differenti, o suonare in cento modi differenti lo stesso brano.

Le esecuzioni creative hanno offerto saggi stupendi di tocco, fraseggio, cambi di tempo, pause significanti di silenzio. E altrettanto convincente è stato il famoso interplay, cioè l’abolizione di ogni gerarchia fra i tre strumenti, sostituita da un dialogo tra pari. Jamal, nel 1955, lo impostò per primo, e Bill Evans lo seguì.

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