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Ahmadinejad nasconde il killer di Neda la ragazza simbolo della rivolta iraniana

Il killer di Neda ha un volto, un nome, se ne conoscono le generalità. Peccato, però, che sembra essere scomparso nel nulla. O meglio: il sospetto più fondato è che a coprirlo sia proprio il governo. Già, perché Abbas Kargar Javid, che quel 20 giugno ha sparato sui manifestanti facendo della giovane Neda Soltan la martire-simbolo della lotta anti regime, è un membro delle milizie governative basij; uno dei volontari paramilitari impegnati nelle strade di Teheran a reprimere a suon di pistola e manganello le proteste contro l’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. L’identificazione di Javid smentisce le dichiarazioni diffuse ad arte dal regime iraniano, secondo il quale a sparare furono agenti della Cia e dei servizi britannici.
Già da qualche settimana circolava su Internet l’immagine della carta di identità di Javid: subito dopo l'esplosione dei colpi di arma da fuoco contro Neda, il miliziano era stato bloccato dalla gente scesa in piazza. In quel momento gli è stata sottratta la carta d’identità. Per ora non vi è nessuna conferma ufficiale, ma numerosi testimoni lo hanno già riconosciuto. Come il dottor Arash Hejazi, il medico che quel giorno provò a soccorrere la ragazza in fin di vita e poi costretto per la sua incolumità a lasciare in fretta l’Iran. «Posso dirlo con certezza, è lui l’assassino. È disgustoso però che il regime non abbia preso alcuna misura contro questa persona», ha dichiarato ieri al Times. Hejazi ricorda anche di aver sentito il miliziano che urlava: «Non volevo ucciderla. Non volevo ucciderla. Volevo colpirla alle gambe». I dimostranti decisero poi che non sarebbe servito a nulla consegnare l'uomo alla polizia, quindi presero la sua carta di identità e lo lasciarono andare via. Chi tra i militanti d’opposizione ha poi recuperato il numero di cellulare del basij killer, ha iniziato a chiamarlo e a sfogare così la sua rabbia. Ora, però, quel numero risulta sempre staccato.
Ma non c’è solo il fantasma di Neda e le rivolte di piazza a turbare il sonno di Ahmadinejad. Il contestato presidente sta trovando dura opposizione anche all’interno del Parlamento stesso. Campo del contrasto, la nomina del nuovo esecutivo. Davanti alla lista dei ministri presentata pubblicamente ieri sera il vicepresidente dell’Assemblea di Teheran, Mohammad-Reza Bahonar, ha già avvertito che cinque potrebbero non ottenere il voto di fiducia. L’esponente del Principlist, il blocco conservatore che detiene la maggioranza, evidenzia il malcontento del suo schieramento per la mancata riconferma di alcuni ministri. Tra cui quello della Salute, Kamran Baqeri, quello dell’Energia, Parviz Fattah, e quello del Lavoro Mohammad Jahromi. Secondo gli esperti, però, con le nuove nomine ai dicasteri Ahmadienjad mira soprattutto a confondere e distogliere l’attenzione sull’ancora massiccia protesta in corso nel Paese, che mette in discussione la stessa legittimità della sua Amministrazione. Sa benissimo che le tre donne proposte a capo di Sanità, Istruzione e Affari sociali, non saranno mai approvate dal Parlamento, il cui veto potrà essere usato dal presidente populista a sua discolpa. Come a dire: vedete? Ho provato a innovare, non dipende da me. Che si tratti più di fumo negli occhi di media e diplomazia occidentali lo dimostrerebbe anche il fatto che i ministeri chiave di Interni e Petrolio saranno affidati, senza troppe proteste, a fedelissimi di Ahmadinejad.

E comunque, come in tutto, la decisione finale spetta alla Guida suprema Alì Khamenei.

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