da Annapolis
Annapolis «è un buon inizio se avrà una bella conclusione», ha detto Feisal ibn Saud ai giornalisti. Ma lavrà? Di certo Bush festeggia un grande successo contro la follia jihadista. Ma mentre ce ne andavamo da Annapolis, Nabil Abu Rudeina, personaggio eminente, è sbottato: «Tutto quello che è stato detto qui non ci obbliga». Saeb Erakat, ormai da decenni capo negoziatore, ha detto di più: «Il fatto che Bush abbia parlato nel discorso a Annapolis di Stato Ebraico nei suoi discorsi, non ci riguarda; e se vuole scambiare territori del 67 con altre zone, le scambi con il Messico». Intanto, scontri con spari e morti segnavano la reazione sul campo a Gaza e in Cisgiordania; il viceministro siriano Faisal Al Migdad ha approfittato del palcoscenico solo per coprire Israele di delegittimazione e richieste. La sua tv durante il discorso di Olmert trasmetteva una partita. Quella di Hamas, Gerusalemme islamica. Invece quella saudita il discorso di Olmert. Ma proprio allora i sauditi liberavano 1500 guerrieri di Al Qaida; e se il re applaudiva Olmert, la sua conferenza stampa non ammetteva gli israeliani. Tarek Mitri, ministro libanese, ha trattato Israele nello stile di un portavoce degli Hezbollah. I kassam seguitano a cadere su Sderot. Ahmadinejad minaccia come sempre: «Il vertice è inutile, Israele non durerà perché è basato sul male e questo finirà». Hamas prepara attentati. Al Qaida si rimpingua. La piazza palestinese bolle. Bush dice: è giunto il tempo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.