Ai liguri il matrimonio piace corto: dopo 10 anni la coppia va in crisi

Tre bambini su quattro vanno a vivere con la madre e il padre paga gli alimenti

Ai liguri il matrimonio piace corto: dopo 10 anni la coppia va in crisi

(...) nelle coppie longeve, quelle che stanno per raggiungere il traguardo delle nozze d'argento. Se il record negativo spetta quindi ai liguri, meglio andarsi a cercare un marito o una moglie in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, dove l'indice di stabilità delle coppie è molto alto: soltanto da 1,8 a 2,9 separazioni o divorzi ogni dieci matrimoni. In media, ci si separa dopo dieci anni di matrimonio. Si divorzia dopo una quindicina di anni. I separati hanno, in media, quarantadue anni lui e trentanove lei. Mentre i divorziati hanno quarantaquattro anni lui e quarantuno lei.
La curiosa indagine, che ha importanti risvolti sociali e legali, considerato soprattutto l'assegno per il mantenimento del coniuge disoccupato e dei figli, è stata pubblicata l'altro giorno su «Il Sole 24 Ore» su dati Istat riferiti al 2003.
Se la Liguria rimane la terra dei cuori infranti, non è così per quanto riguarda le liti in tribunale. La nostra regione segue il «trend» nazionale che vede otto coppie su dieci raggiungere un'intesa sotto il profilo economico. In Liguria resiste il primato dell'affido materno del figlio. Il 73,5 per cento dei minorenni vanno a vivere con la madre. Tuttavia il 22,1 per cento dei bambini viene affidato in regime «congiunto e/o alternato». Significa che, almeno in questi casi dove il giudice non cede l'esclusiva alla madre, il figlio deve trascorrere circa metà del tempo anche con il padre. Il mantenimento, tuttavia, spetta in quasi tutti i casi, alla figura paterna, che sborsa, in media, quasi quattrocento euro per un figlio, seicento per due figli, oltre settecento per tre figli. A queste cifre occorre aggiungere, inoltre, quei casi dove la moglie non lavora e, in attesa di impiego, si fa mantenere dall'ex marito. C'è poi l'assegnazione della casa di famiglia che, anche se di proprietà dell'uomo, viene assegnata alla madre e ai figli, perché possano risiedere nello stesso «habitat» pre-separazione dei genitori. Se si considera che, a differenza di altri paesi, come negli Stati Uniti, dove, fatta salva la tutela anche economica dei figli, valgono i contratti pre-matrimoniali, si scopre come la Liguria sia ancora indietro rispetto alle altre nazioni. In Olanda, per esempio, si scopre che la condivisione della potestà genitoriale sfiora il 96 per cento dei casi. In Germania, dal 1998, un genitore può chiedere l'affidamento esclusivo, ma viene concesso soltanto se l'altro genitore, e il figlio che abbia compiuto i quattordici anni, sono d'accordo. In Francia i giudici consigliano e incoraggiano la doppia residenza dei figli o anche l'affidamento alternato.
C'è da ricordare, tuttavia, che nel resto del nostro paese la situazione è peggio. L'affidamento congiunto non è diventata una prassi. Anzi, viene raramente adottata anche in toscana (18,1 per cento) Lombardia (17,8 per cento) Umbria (15,8 per cento) Emilia Romagna (15,4 per cento) Marche (14,4 per cento) Veneto (14,1 per cento) Piemonte (13,1 per cento). Il problema è che i giudici continuano a subordinare questo tipo di decisione a una serie di requisiti introdotti nei tribunali, come l'accordo delle parti e la bassa conflittualità, che, alla fine, hanno trasformato l'affidamento congiunto in una sorta di concessione che un genitore fa all'altro. Spesso, quindi, già nelle aule dei tribunali, i figli diventano, loro malgrado, soggetti di una specie di mercanzia, spesso senza che venga chiesto loro un parere come avviene negli altri paesi civili.

Eppure, secondo gli esperti, si va affermando l'idea che l'affidamento congiunto possa avere una valenza terapeutica per cui, proprio nei casi di alta conflittualità dei genitori, il modello da non adottare sarebbe proprio quello dell'esclusività. Esattamente il contrario di quanto finora succede nella maggior parte delle decisioni scritte dai giudici.

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