Milano - «Con grande disappunto». È questo, testualmente, lo spirito con il quale Air One ha annunciato ieri sera il proprio ritiro dalla gara per la privatizzazione dell’Alitalia, per la quale ormai correva praticamente da sola. Il «disappunto» è espresso nella seconda riga di un comunicato di tre pagine fitte fitte, nel quale non si spiegano i motivi dell’abbandono, che - per un estremo rispetto della procedura - sono condensati in poche parole: «Le attuali condizioni della versione definitiva del contratto di vendita ricevuto nei giorni scorsi non consentono la realizzazione di un piano forte di risanamento e rilancio di Alitalia». Fonti finanziarie rivelano, invece, che l’autentico motivo dell’abbandono è il mancato reperimento dei finanziamenti necessari all’operazione. La rinuncia è stata comunicata al Tesoro, e il Tesoro ha provveduto, sempre in serata, a comunicarla al presidente del Consiglio. In gara ora rimane soltanto il fondo Usa Matlin Patterson, che tuttavia nelle ultime settimane non è apparso interessato a presentare un’offerta. Molto probabile quindi che al termine di giovedì prossimo non venga presentata nessuna offerta.
«Ap holding, dopo un’attenta analisi del contratto di vendita e con grande disappunto, rende noto che allo stato attuale non presenterà il prossimo 23 luglio l’offerta vincolante per la privatizzazione di Alitalia». Comincia così il comunicato, nel quale va notata un’altra espressione: «Allo stato attuale», che lascia uno spiraglio aperto per future, possibili trattative private. Infatti la nota così prosegue: «Pur trovandosi attualmente nell’impossibilità di procedere a concorrere alla privatizzazione di Alitalia, Ap holding ribadisce la propria disponibilità a impegnarsi per il rilancio della compagnia. Il rinnovato interesse imprenditoriale per l’operazione richiede, tuttavia, condizioni di acquisto diverse, che rendano possibile una crescita sostenibile e competitiva di Alitalia». Il comunicato ripercorre quindi le tappe delle trattative fra Air One e il Tesoro, ricordando i punti principali del piano strategico, che avrebbe consentito il «recupero della leadership del mercato» e il «ritorno alla profittabilità della compagnia, in linea con i grandi vettori europei», attraverso una «nazionalizzazione e potenziamento del network» e un rinnovamento della flotta, soprattutto di quella a medio raggio.
Ap holding rivela che era già stato individuato «un amministratore delegato di livello internazionale» e assicura che il piano finanziario «prevedeva la disponibilità di tutti i mezzi necessari a finanziare gli investimenti e la gestione della nuova compagnia». Ma, al contrario, proprio l’impossibilità di mettere insieme le linee di credito necessarie sarebbe stato il motivo determinante dell’abbandono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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