Alla fine di lunghe settimane di manovre e contromanovre, i vertici della Federazione Rugby hanno preso la decisione che - in un modo o nell'altro, nel bene o nel male - cambierà il volto della pallaovale italiana. Si trattava di scegliere i due superclub - tecnicamente chiamati «franchigie», di fatto alleanze sinergiche tra le società già esistenti - che saranno ammesse dalla stagione 2010-2011 a partecipare alla Celtic League, il campionato per club europeo insieme a gallesi, irlandesi e scozzesi.
La scelta non era facile. Sul tavolo la Federurgby aveva quattro candidature. Una, quella dei Duchi del Nordovest, partiva sconfitta in partenza, in quanto emanazione di una società - il glorioso Calvisano, scudetto 2008 - in drammatica crisi finanziaria, al punto di essersi autoretrocesso dal Top 10 alla serie A. Restavano tre candidature solide: Aironi del Po (sostenuti da Viadana e Parma), Benetton Treviso (l'unico club a correre da solo, forte dello scudetto 2009 e di una potenza economica indiscutibile) e Pretoriani Roma (Rugby Roma e Capitolina).
Se avessero dovuto badare solo alla qualità del gioco e ai risultati di questi anni, in Federazione non avrebbero dovuto nutrire dubbi, spedendo in Europa senza tentennamenti Aironi e Benetton. Ma escludere dallo scenario internazionale tutto il rugby a sud del Po - ed in particolare quello romano - avrebbe richiesto un coraggio che alla fine, in Federazione, non hanno avuto. Anche perchè a sostegno della candidatura dei Pretoriani si è mosso un fronte politico bipartisan che ha visto schierata al completo la giunta Alemanno, il presidente pd della provincia di Roma, Zingaretti, e la giunta regionale di centrosinistra. Con il rischio, alla fine, che qualcuno si convinga che la scelta sia nata da valutazioni più politiche che tecniche.
Resta da vedere cosa accadrà adesso, con la corazzata Treviso esclusa dalla Celtic League. E cosa accadrà del Top 10, il campionato di (presunta) eccellenza in crisi nera dopo il forfait di Calvisano e Almaviva Capitolina.
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