Dopo aver opposto per settimane resistenza ai pressanti inviti ad accettare gli aiuti di Unione europea e Fondo monetario internazionale, alla fine lIrlanda ha capitolato. Restano, però, almeno tre aspetti fondamentali ancora da definire del piano di salvataggio, finalizzato a strappare dalla bancarotta il sistema creditizio irlandese. Il primo riguarda lammontare del prestito. Nei giorni scorsi le cifre oscillavano da un minimo di 60 fino a 80 miliardi di ieri, mentre ieri è circolata una stima che colloca l«assegno» a 100 miliardi.
Da chiarire sono inoltre i tempi di approvazione del piano. Il tedesco Klaus Regling, ovvero il direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), ha indicato ieri che la missione congiunta degli esperti di Bruxelles e del Fmi, incominciata giovedì, durerà «circa due settimane», un periodo necessario per «valutare i bisogni di liquidità» di Dublino che precederà la richiesta ufficiale di soccorso seguita da una «approvazione allunanimità» dei ministri delle Finanze dellEurogruppo. Alcune fonti Ue, sempre ieri, hanno però accorciato il timing a una settimana, una volta ricevuto dal Parlamento irlandese il via libera al programma di austerity da 15 miliardi di euro in quattro anni.
Lintenzione di accelerare i tempi è in parte riconducibile allesigenza di far chiarezza, una volta per tutte, su quale sarà il percorso di sostegno. Anche per evitare fughe di capitali, fenomeno che ha già colpito duramente Allied Irish Bank (13 miliardi ritirati dai depositi dallinizio dellanno, il 17% del totale) e ulteriori turbolenze sui mercati. Solo un recupero nel finale ha ridotto ieri i forti ribassi accusati dalle Borse durante la seduta, in scia alla nuova stretta decisa dalla Cina e alle incertezze per la situazione in Irlanda. Milano è scesa dello 0,51%, ma ben più pesanti sono state le flessioni dei titoli bancari (-3,12% il Banco Popolare, -2% Bpm, -1,83% Mps, -1,73% Unicredit, -0,81% Intesa). Il ministro greco delle Finanze, Georges Papaconstantinu, si è mostrato scettico: lintervento europeo allIrlanda - ha detto - non basterà a calmare i mercati, che aspettano un meccanismo anti-crisi permanente in Europa.
I tempi di approvazione del piano rischiano inoltre di subire un allungamento se non verrà sciolto il nodo principale, subito affiorato allinizio delle trattative. Dublino non intende infatti sacrificare la tassa del 12,5% sugli utili aziendali, servita finora per calamitare capitali stranieri. Un flusso dinvestimenti tanto copioso da rappresentare quasi la metà (il 47% per lesattezza) del Pil irlandese. Il ministro dellEconomia, Brian Lenihan, ha assicurato che quella sui profitti di impresa è la «linea rossa» che, se varcata, porterà alla rottura delle trattative con lUe e il Fmi, ma Germania, Francia e Gran Bretagna (i tre Paesi più esposti verso le banche irlandesi) insistono: «I margini per alzare laliquota ci sono».
Con posizioni così distanti, lo scoglio non sembra facile da aggirare. Un compromesso dovrà però essere trovato. Poi, sarà necessario cercare di intervenire su quello che ieri Jean-Claude Trichet ha definito il «triangolo delle Bermuda» della crisi europea. I tre elementi del triangolo, ha spiegato il presidente della Bce nel suo intervento allEuropean Banking Congress, sono la gestione «malferma» dei conti pubblici; le politiche economiche «inadeguate»; e la sorveglianza «complessivamente inadeguata» sui rischi, potenzialmente «sistemici», posti da un mondo finanziario sempre più interconnesso. Ecco perché lEurotower spinge per una profonda revisione della governance europea e ha più volte bocciato il progetto del nuovo Patto di stabilità, giudicato troppo morbido. Della necessità di riforme ha parlato anche il numero uno del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, con riferimento al settore bancario, che deve avere «adeguato capitale per sostenere la crescita».
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